5 a.m. – Cinque mattine a Kilowatt

Noi, i “Villeggianti”, divisi in 5 appartamenti comunicanti, siamo stati invitati a prendere posto in questa grande giostra per tutti i 10 giorni del Kilowatt Festival.

La mattinata inizia nella nostra sede operativa, l’Informagiovani di Sansepolcro, dove accogliamo e interroghiamo gli artisti visti in scena la sera precedente. In questi momenti mattutini in cui ci riuniamo per la prima volta dopo la nottata, scorgiamo negli occhi stanchi, nella camminata ciondoloni e nella necessità di caffeina dei ritardatari, che la serata si è prolungata oltre il dovuto e che le ore di sonno non sono state sufficienti, tuttavia appena seduti nel nostro cerchio di relazione con l’artista, il cervello si risveglia, l’occhio diventa vispo e l’orecchio attento e le domande nascono dirette, empatiche, in italiano, in inglese, a volte anche in francese (si Cristofer, sto parlando di te!).

Si generano riflessioni sull’arte che subito si fondono con l’attualità, con la politica, con le nostre quotidianità e i nostri sogni (a volte un po’ utopici…).

Venerdi mattina abbiamo analizzato l’idea di femminismo che è alla base del Collettivo Denf: danzatrici, pedagoghe, fotografe croate che stanno trovando un loro linguaggio estetico sia attraverso la danza sia nella ricerca nel visual design. Le loro fotografie sono mirate ad un pubblico social, sono commerciali e artistiche allo stesso tempo, non devono avere una funzione documentaria. Il loro lavoro segue con  forte consapevolezza la visione di una femminilità che non vuole essere fraintesa con la sessualità ma che vuole dare una immagine moderna della donna e che simbolizzi il giusto equilibrio tra la posa della danza classica e l’irruenza della danza di strada.

 

Sabato è stata la giornata dedicata a Virgilo Sieni, lui rappresenta l’Italia e la danza nel mondo e questo incontro pubblico intitolato“La natura del gesto” ha portato a riunirsi nella biblioteca di Sansepolcro sia appassionati d’arte e di danza, sia appassionati di storia e di architettura, intorno al tema dell’opera umana nel paesaggio naturale. Nel pomeriggio c’è stata la proiezione del film scritto e diretto dallo stesso Sieni in cui emergeva proprio questo legame tra uomo e natura, a seguire lo spettacolo ideato appositamente per il Kilowatt Festival e per la città di Sansepolcro e dedicato all’opera “La resurrezione” del grande pittore locale Piero Della Francesca. Questa operazione univa danzatori e persone di tutte l’età ( anche 10 di noi sono entrati a far parte della performance!) e simulava una grande onda che lasciava, nel suo ritirarsi, detriti sulla sabbia. Questi detriti erano i protagonisti della scena che con gesti e suoni sincroni, creavano delle immagini volte a evocare, e in qualche modo a completare, il paesaggio del celebre dipinto con Cristo risorto e i 4 dormienti,“i sognatori” come ama chiamarli Sieni.

Domenica Pietro Marullo, artista multidisciplinare interessato alla danza, alle arti visive, ai paesaggi sonori, ha esordito parlando della sua fuga dall’Italia e delle oppurtunità che l’estero e in particolare Bruxelles, gli hanno saputo offrire. Il suo percorso artistico e umano da Napoli al centro dell’Europa ci ha incantato e ha fatto risuonare, in noi giovani, questo senso di claustrofobia con il quale ci relazioniamo quotidianamente nei percorsi che affrontiamo qui in Italia. I temi trattati in “Wreck – List of extinct species” sono di un’attualità disarmante. La soft-sculpture in plastica nera gonfiata d’aria che si aggira per la piazza di Sansepolcro come un mostro marino che sputa fuori di sé danzatori in pose plastiche, simili a relitti o piuttosto ai reietti della società, simboleggia un fenomeno come quello dell’immigrazione, in cui il mare è orrore da cui fuggire ma anche attrazione fatale per chi lo vede come l’unica strada per una vita migliore.

Lunedi il povero Daniel Hellman si è trovato davanti un gruppo di zombie. La serata di domenica tra il concerto del dopofestival e il compleanno di uno dei villeggianti si è prolungata per le strade di Sansepolcro e nelle camerate dove siamo alloggiati, fino all’alba. Per fortuna il nostro “Traumboy” non si è fatto scoraggiare e una volta rimasti soli con lui abbiamo potuto chiedere tutto ciò che durante lo spettacolo si era generato come curiosità nelle nostre menti divertite riguardo alla storia di Phil, delle sue avventure come gigolò e del suo emergere come artista. Il tema della libertà sessuale e della necessità di evitare etichette che portino ad una targhettizzazione e quindi ad una possibile esclusione dalla comunità è stato il centro anche dell’incontro di martedi con Claire Dowie.

Un’anziana donna ricorda il suo passato da ballerina di Can Can con la tenerezza dei vuoti di memoria, l’ironia dei suoi goffi tentativi di danza, la nostalgia di un passato glorioso e l’attesa di un futuro da Gran Dama che rendono Claire Dowie una sorta di profetessa. In “When I fall if I fall”  l’artista viene messo al centro di un turbine di ricordi ed emozioni e il vuoto del presente in cui vive, questo impoverimento dell’arte, causato da una società che non sa accettare l’anziano quanto “il diverso”, è stato centrale nel nostro incontro con Claire e Colin che sono fortemente coinvolti in queste problematiche.

 

Tutto ciò è avvenuto nelle prime 5 mattine del Kilowatt Festival.

Ne restano da vivere altrettante: convegni sulle residenze teatrali, incontri con le compagnie scelte dai “Visionari”, laboratori sulla progettazione europea. Sono certa che di riflessioni, risate e sbadigli se ne vedranno ancora molti in questi ultimi giorni di Festival.

Chiara Girardi

DAL 13 AL 21 LUGLIO 2018
KILOWATT FESTIVAL – SANSEPOLCRO (Arezzo)
L’energia della scena contemporanea
 DIVERSI PERCHÉ UMANI