RE LEAR

 
Sicuramente il Re Lear di Giorgio Barberio Corsetti nasce in un’epoca e in un mondo tutto nuovo. Con una regia all’avanguardia e molto attuale, ma in un tempo indefinito, lo spettacolo, che ha debuttato al Teatro Argentina il 21 novembre 2017, presenta i numerosi temi della tragedia di William Shakespeare alla quale il traduttore Cesare Garboli e il regista, sono rimasti fedeli. Il rapporto padre-figlio, la vecchiaia e la follia sono i principali temi che costruiscono questa drammaturgia.

Un’introduzione insolita chiarisce fin da subito una forte presenza tecnologica in contrasto con la semplice ed essenziale scenografia. Composta da rampe, tavoli, carrelli, mura e divani, la scenografia è tutta mobile e crea sulla scena una dinamica costante di entrate ed uscite. Così come epoca e ambientazione, anche lo stile musicale è indefinito restando comunque in continuo rapporto con i giochi di luce e di immagini sullo sfondo. Altri elementi visivi molto attuali sono i costumi colorati, anch’essi in rapporto con alcuni sfondi a tinta unita. Il gioco di colori negli abiti è molto evidente: ogni famiglia è rappresentata da un colore sia nei costumi che nelle lettere: unico modo di comunicare a distanza tra i vari personaggi che quindi costituiscono, drammaturgicamente, un elemento molto costante ed essenziale per la trama.

Re Lear inizia con il sipario aperto, in scena è presente un grande telo bianco sul quale viene proiettato un gruppo di persone che festeggia. Quando il telo si alza scopriamo che la festa si sta svolgendo sulla scena e che è filmata con una videocamera da una delle interpreti. Vi è quindi un momento di duplice visione: quello a cui assistiamo in scena viene proiettato in contemporanea sul telo, posto sopra il palco. La presenza del video si ritrova più volte durante lo spettacolo ma solo sullo schermo del fondale, in un diverso formato rispetto a quello iniziale. L’uso della videocamera sul palcoscenico e la duplice visione avviene solo nella prima scena e non viene più riproposto in seguito. 

Ennio Fantastichini, perfettamente calato nel ruolo del re anziano che non vuole più avere doveri ma solo piaceri, rappresenta un uomo fragile da proteggere, da subito in stretta sintonia con il personaggio di Gloucester, interpretato da Michele Di Mauro. Entrambi i personaggi vengono traditi dai propri figli e salvati da altri, in un rapporto di rovesciamento dei ruoli in cui sono i figli a dover badare ai genitori. Una recitazione molto forte ed urlata va a comporre una sceneggiatura dalla quale non si può distogliere l’attenzione, talmente essa ha un ruolo centrale per la comprensione dello spettacolo. Sono interessanti i cambiamenti di personalità in alcuni personaggi come quello di Tom/Edgar: un ragazzo innocente e buono che si trasforma in belva piena di odio, di follia e di impulsi animaleschi.

Uno spettacolo ricco rispetto al quale non si può restare indifferenti, che riempie la mente di domande, di risposte e di valori su cui riflettere. È interessante vedere come il teatro possa aprirci la mente su diversi argomenti ai quali diamo poca importanza ma sui quali invece è giusto prendersi un momento per riflettere.

«Quanto è più crudele del morso di un serpente l’ingratitudine di un figlio».

Melissa Cattiaux

 

Teatro Argentina 21 novembre – 12 dicembre 2017
RE LEAR
di William Shakespeare
traduzione Cesare Garboli
regia e adattamento Giorgio Barberio Corsetti
con Ennio Fantastichini e Michele Di Mauro, Roberto Rustioni, Francesco Villano, Francesca Ciocchetti, Sara Putignano, Alice Giroldini, Mariano Pirrello, Pierluigi Corallo, Gabriele Portoghese, Andrea Di Casa, Antonio Bannò, Zoe Zolferino