LA LOTTA AL TERRORE


 
La lotta al Terrore è interamente ambientato nella sala comunale di una città non definita; i personaggi, una segretaria comunale, un impiegato e un vicesindaco, vengono informati di un attentato che sta avendo luogo in un supermercato, vicino al Comune. A inizio spettacolo i tre hanno già ricevuto la notizia per cui lo spettatore viene subito catapultato al centro della questione.

L’azione non esce al di fuori della sala, una stanza con pochissimi elementi: un tavolo rotondo con tre sedie, un telefono, un timer che segna lo scorrere dei sessanta minuti di spettacolo e un enorme cactus. Il pubblico è posizionato sui quattro lati della sala intorno al tavolo, ma a debita distanza per permettere gli spostamenti continui degli attori: dal tavolo per rispondere ai carabinieri e per rintracciare il sindaco totalmente irraggiungibile, per finire in mezzo agli spettatori oppure fuori dalle uscite di emergenza per controllare se stia accadendo qualcosa in piazza. La realtà di fuori rimane imprecisata per quasi tutto il tempo, quella che sta dentro alla sala comunale è una situazione di stasi: tre dipendenti comunali non riescono a decidere sul da farsi. Paura, senso di inadeguatezza e mancanza di responsabilità sono i temi principali. L’impiegato si dilunga su un discorso di intolleranza nei confronti di certi musulmani, la segretaria seppur consapevole della prassi da seguire si perde in scenate quasi infantili, il vicesindaco non vuole assolutamente intervenire, anche se dovrebbe fare le veci del sindaco. Nella calma piatta in cui sembra essere immerso lo spettacolo a causa della totale mancanza di azione, emergono reazioni umane per quanto assurde e irrazionali.   

È intorno a queste esplosioni che si sviluppa lo spettacolo di Luca Ricci e Lucia Franchi, procedendo con una lentezza che permette ai personaggi di tirare fuori le proprie debolezze. Questa lentezza anche se può generare un’ansia crescente nello spettatore, è adatta e necessaria a spiegare i personaggi interpretati dall’affiatato trio composto da Simone Faloppa, Gabriele Paolocà e Gioia Salvatori, che danno vita ad uno spettacolo in cui la drammaticità è spesso accompagnata da una buona dose di umorismo.

Sara Corradetti