IL SINDACO DEL RIONE SANITÀ

Mario Martone porta in scena per la prima volta Eduardo De Filippo con Il sindaco del Rione Sanità e lo fa attualizzando il testo, scomponendolo e ricomponendolo, soprattutto nel linguaggio, per tingerlo di una vivace contemporaneità. Il regista lo sa bene che «il teatro è vivo solo quando s’interroga sulla realtà, se parla al proprio pubblico non solo osando sul piano formale ma anche agendo in una dimensione politica» e proprio per questo la fonte d’ispirazione è la realtà del NEST di San Giovanni a Teduccio, nata da giovani attori del posto che non hanno paura di rispondere con l’arte a una quotidianità dominata dalla criminalità.

A balzare subito all’occhio è la scelta di abbassare notevolmente l’età del protagonista eduardiano Antonio Barracane (Francesco Di Leva), e quindi di conseguenza anche quella di tutti gli altri personaggi che gravitano nel suo universo concentrazionario, ovvero nella sua casa bunker, un luogo freddo, sapientemente arredato con cristalli e plexigas. Il sindaco di De Filippo è un uomo molto avanti con l’età, è «il simbolo di un sistema di valori e disvalori al tramonto», quello di Martone è un giovane quarantenne dal fisico palestrato che si presenta per la prima volta sulla scena in tuta, è un padre affettuoso e marito della bella Armida e soprattutto è il punto di riferimento all’interno di un sistema criminale perfettamente funzionante, che non mostra né falle né cedimenti. Tutti cercano la protezione di don Antonio “uomo d’onore” e “dalla fibra di ferro” che amministra il suo rione rovesciando completamente il sistema legalitario e rimanendo fedele ad esso anche sul punto di morte. Barracano distingue il mondo tra «gente per bene e gente carogna», è uno strenuo sostenitore dell’idea secondo cui gli ignoranti si salvano solo con la furbizia, senza mai collaborare con la giustizia.

La famiglia è un motivo centrale di tutta la messa in scena, il “sindaco” infatti ha diviso tutti i suoi averi tra i figli ancora giovanissimi e dopo essere stato accoltellato, mentre tenta di risolvere questioni familiari altrui, rifiuta le cure e sceglie di non sporgere denuncia per evitare che i figli si facciano giustizia da sé. Così, aiutato dal suo fidatissimo medico, figura enigmatica con atteggiamenti da sindrome di Stoccolma, inscena un malore che giustifica la sua fine.
Se nel testo di De Filippo il medico non rispetta la volontà del suo padrone e decide di dire la verità tuonando con parole violente e aggressive nei confronti degli altri personaggi, Martone opta per una scelta più delicata che sospende il senso: il medico, interpretato da un bravissimo Giovanni Ludeno, rivolgendosi all’assassino di don Antonio, chiede se ha qualcosa da dire a riguardo. Le luci si spengono e quello che lo spettacolo lascia è una domanda, un invito alla responsabilità pensato proprio per la realtà in cui lo spettacolo ha preso vita, ovvero il NEST.
Una messa in scena che risente delle atmosfere oramai canonizzate da Gomorra, ma d’altronde prima di essere un genere Gomorra è una realtà ben conosciuta dagli attori che animano magistralmente questo spettacolo, una realtà di violenza a cui si risponde sapientemente con la cultura.

Diletta Maurizi

Teatro Argentina, 17 – 29 aprile 2018
IL SINDACO DEL RIONE SANITÀ
di Eduardo De Filippo
regia Mario Martone
con Francesco Di Leva, Giovanni Ludeno, Adriano Pantaleo, Giuseppe Gaudino, Daniela Ioia, Gianni Spezzano, Viviana Cangiano, Salvatore Presutto, Lucienne Perreca, Mimmo Esposito, Morena Di Leva, Ralph P, Armando De Giulio, Daniele Baselice
con la partecipazione di Massimiliano Gallo

fotografie Mario Spada