Primitiva, della non evoluzione umana.

Primitiva di Manfredi Perego – Domenica 15 Luglio – Kilowatt San Sepolcro

“origine di
impulsi sconosciuti
creati da noi”

Lo spettacolo ricerca di Manfredi Perego parte dal buio e da un rumore.  Si sentono dei colpi nel vuoto apparente della scena, non c’è nessuno eppure si sente qualcuno respirare nel buio, esserci.
Quando si fa luce in scena vediamo un quadrato che sa tanto di confine, di limite. Il danzatore non a caso si muove entro questo limite. Già dai primi movimenti si nota una ricerca, non tanto artistica, quanto umana, fisica. In scena c’è un corpo che cerca sé stesso, le proprie potenzialità, tutte ancora da scoprire o ricordare.

Ciò al quale assistiamo è un percorso interno ed esterno che viaggia tra ciò che un corpo potrebbe essere e ciò che ancora non è, è la sua stessa evoluzione, i movimenti sono primitivi nell’incipit poi via via più precisi, più consapevoli, più umani.

L’uso della luce è interessante per gli spazi che de-finisce, in maniera, sì netta, ma anche aperta. Solo gli angoli della scena rimangono aperti grazie al buio, ma il danzatore non ci si avventura perché è proprio da quel buio antico che proviene.

Il danzatore si fa via via più espressivo ed esposto, subentrano addirittura le espressioni mimiche del volto, anch’esse confuse da principio. I movimenti corporei sono stretti, contenuti, come i piccoli passi di chi ha appena appreso come reggersi sui piedi.

Non è un caso che da una posizione prevalentemente orizzontale si finisca ad una ricerca di verticalità, ancora incerta. Tutte la ricerca passa per piccole conquiste, non per salti. Una fra tutte è quella dell’uso delle mani, della loro mobilità. Sono poetici i movimenti delle dita che ricercano la precisione del gesto. Un corpo che pare scoprirsi per pezzi, che ha paura e che fallisce costantemente prima di riuscire.

Molto bella la scena che accompagna verso il finale lo spettacolo: Una luce rossa disegna un cerchio in terra, l’uomo dapprima lo studia poi tenta di conquistarlo entrando nel suo raggio d’azione, scoprendo il prodigio dell’alternarsi di luce e di buio e di tutto ciò che questa alternanza per l’uomo comporta.
Interessante che la fine di questo viaggio evolutivo sia segnato dal ritorno all’orizzontalità, come a dire che questa evoluzione altro non è che una delle tante conquiste dell’inutile, tipiche dell’essere umano

Matteo Fiorucci

DAL 13 AL 21 LUGLIO 2018
KILOWATT FESTIVAL – SANSEPOLCRO (Arezzo)
L’energia della scena contemporanea
DIVERSI PERCHÉ UMANI