Cosa cerchiamo nel teatro?

 

La complessità della scena contemporanea: rintracciare il percorso della rappresentazione teatrale è certamente il compito e se vogliamo la missione più stratificata per il critico e per lo spettatore che si ritrovano ad assistere ad uno spettacolo. Il confronto, diretto o indiretto, sull’ontologia (il più delle volte squisitamente presunta) dell’oggetto scenico, sembra assumere un ruolo di eminente delimitazione di un giudizio di merito, a sua volta spunto di riflessione, sull’operato degli artisti. Ciò che invece sarebbe opportuno sostenere, nei confronti del dispositivo spettacolare, dovrebbe e potrebbe essere quel fondamentale afflato di ricerca ed evoluzione che costituisce la specifica cifra del teatro dell’oggi; la migrazione verso un Altrove e di un linguaggio che anela al proprio superamento, in una forma inevitabilmente incomunicabile.

La difficoltà di un dibattito tra operatori del settore e spettatori visionari, nel caso di questo festival, risiede proprio in questo fraintendimento logico nella “risposta” del pubblico ad un significante veicolato dal dispositivo. 

L’impostazione di Kilowatt nei confronti delle scelte di programmazione e delle relative kermesse di dibattiti risponde, o comunque corrisponde al desiderio degli spettatori di entrare nelle logiche del già citato dispositivo teatrale, cercando di superare quella ontologia convenzionale che troppo spesso ha condizionato le dinamiche tra pubblico e operatori, troppo spesso snaturando le qualità intrinseche al mezzo (il teatro ed il suo contesto) e le specificità degli spettacoli.