Fenomenologia dello spiritoso

Esterno giorno.
Chi è trepidante, chi è spaesato, chi ha la faccia del ‘stoquidatantotempotiaiutoiosevuoi’ e chi ha la faccia del ‘stoquidatantotempo’.
Tutti aspettano.
 
Interno giorno.
Una techno monofonica si arricchisce di rifrazioni acustiche modificando la sua partitura musicale a intervalli regolari, mixandosi spesso bene coi battiti dei martelli circostanti. Dopo John Cage tutto è musica; la sento solo io? L’allarme antincendio non è niente male. Tutti aspettano.
 
Esterno giorno, a piedi.
Lei le offre una nespola. L’altra lei accetta. L’altra lei dice che vuole fare l’attrice e che proverà ad entrare in un’accademia di teatro, l’altra lei sa con chi si preparerà per affrontare le audizioni, l’altra lei fa benissimo a credere nei suoi sogni. Lui ha tutte le carte in regola per essere un artista.
 
Interno sera, calma.
Si respira aria di desideri esauditi mentre tutti aspettano cordiali il loro turno per entrare. Sono tutti amici di tutti. Tiago Rodrigues ricorda a tutti che chi sa dirigere gli attori si vede da subito, anche dopo solo dodici giorni. Anche solo dopo dodici minuti.
 
Esterno giorno, sole.
Iniziamo a riconoscerci. Tutti sorridono.
 
Interno sera, sudore.
È molto caldo e ci specchiamo tutti in orbi di plexiglass galleggianti che sembrano un carillon di quelli che si muovono sopra le culle dei neonati. Antonio shpira. Cleòpatra shpira. Si vede quello che succede negli occhi di chi lo spiega. Si manifesta tutto il potere dei faraoni, arriva tutta la gelosia che porta alla fine d’un imperatore. A “Fin” non finiscono.
 
Interno, sempre più sera.
C’è un uomo che parla. Dice molte cose della sua vita che nessuno gli ha chiesto. È lo zio che tutti vorrebbero. La fica piace a tanti, il gelato piace a tutti.
 
Esterno giorno, sonno.
In un inglese che si dimentica di avere fluente, tartaglia: “tu dici che gli attori partecipano al processo creativo ma spesso gli attori parlano tanto forse troppo io sono anche un attore e mi chiedevo se non si sente a volte la necessità di un leader che prenda una decisione finale che magari dica agli attori di shut up cioè quello che voglio dire è non riscontri dei problemi in questo processo estremamente democratico?”
Rodrigues: “No”.
 
Interno sera, i paraculi.
Oh! Mo si che si divertono tutti!
Una canzoncina, ah ah ah.
Un monologhetto, ah ah ah.
Un’altra canzoncina, ah ah.
Un altro monologhetto a due voci, ah ah.
I cani.
I vecchi.
Lo spettacolo. Ah.
 
Esterno, dentro.
Il ritorno da un battesimo non fornisce nessuna agevolazione alla vita. Se corri sperando di arrivare in orario l’unica cosa che ti rimane di pulito addosso è la
coscienza di averci provato.

Interno, a terra.
Lui si affaccia al Panorama di Roma senza sporgersi troppo, e non ha paura di cadere.
 
Interno sera, teatro all’italiana.
Lo spettacolo si compone in buona parte da mini performances, della durata di dieci secondi, spesso in solitaria, su un tema comune in cui i venti partecipanti si
cimentano. L’applauso più forte è sempre per quello vestito di verde che usa una sedia con delle ruote per muoversi. Se la gioca con una ragazza un po’ paffuta con lo sguardo convergente, ma egli è senz’altro il più apprezzato. Allora lui lo guarda con attenzione, cerca di capire bene i suoi movimenti, la precisione delle braccia, l’intensità del suo stare in scena, ma niente. Non ci arriva. Lui vede uno spettacolo corale, bello e colorato, che parla d’uguaglianza. Tutti applaudono sempre quello verde. Il pubblico è compatto nell’indirizzare la sua preferenza e lui si sente inadeguato. Non li capisce.
Non capisce niente di teatro.

STACCO.
La verità è che Short Theatre mi sta piacendo un sacco.

 

Di Riccardo Pieretti
Foto Violante Photographer

DAL 5 AL 15 SETTEMBRE 2018
SHORT THEATRE – ROMA
Provocare Realtà