Riflessioni su L’Abisso, di e con D. Enia

Davide non ha più voce, per davvero. Eppure, non con coraggio ma con dignità, si scopre a noi vestito del suo corpo fragile. Presente per necessità, bisognoso di dire qualcosa adesso incontenibile. Il trauma. La pelle di Davide sottile copre e non nasconde l’Abisso dei suoi ricordi. Nulla è stato dimenticato. Nessuna faccia. Nessuna schiena. Nessuno sguardo. Nessuna voce. Tutto riecheggia nella stanza del racconto, mai re-citato, di Davide che non è solo e non è solo Davide ma è, per davvero, uno nessuno centomila – vite di madri, bambini, uomini, ragazze, giovani, vecchi: quanti anni ho? quanti siamo? quanti siete? tre è maggiore di due, due è minore di tre. Chi salvi? scegli. Nessuna spettacolarizzazione – questo non è uno spettacolo, questo è il viaggio di ciò che è stato vissuto verso ciò che è stato. Stato passato. Passato. Ancora. Ci vuole tempo. Tempo e silenzio. Tanti punti e frasi concise. Tutto si muove e smuove, continua, la vita. Il cerchio. Senza inizio e senza conclusione. Eppure, ancora, di nuovo qui. Al punto di partenza. Dove eravamo rimasti. Da dove eravamo partiti. Dove, forse, non c’eravamo accorti di essere già stati. Nulla cambierà tra di noi. Noi lo sappiamo, niente cambia. Ritorniamo sempre al punto di partenza. Prima o dopo. Adesso. Un saluto a tutti e uno speciale. Una stella luminosa che lascia impresso il cielo. Adesso. Adesso mi butto nel mare, trattengo il respiro e questa vita, non con coraggio ma con dignità, l’afferro per le spalle e la scaravento sulla terraferma.

Alessandra Cimino

L’ABISSO

Teatro India, 9 ● 28 ottobre 2018

tratto da Appunti per un naufragio (Sellerio editore)
uno spettacolo di e con Davide Enia
musiche composte ed eseguite da Giulio Barocchieri

produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Teatro Biondo di Palermo
Accademia Perduta – Romagna Teatri