Riflessioni su dEVERSIVO, di e con E. Danco

Una scena minimalista, densa di vuotezza, qualche sedia qui e là; in un luogo dove tutto è oscuro e inafferrabile, un’unica immagine femminile si muove trascinata dalla rabbia e dal rimpianto e narra lo sfogo di tre professionalità artistiche in lotta tra loro e con loro stesse. Queste le premesse dalle quali si genera un flusso di coscienza carico di tensione, sullo sfondo di una Roma protagonista ed antagonista, dinamica e concentrica; una città che inghiotte e poi sputa via, che si mostra qui attraverso piccoli scorci di vicoli e piazze, nei tram e i suoi percorsi infiniti, bar affollati ed internet point curati con poco senso dell’igiene.
dEVERSIVO, prodotto dal Teatro di Roma, in scena al Teatro India, dialoga direttamente con i più intimi fallimenti siti negli animi d’ognuno e, trasportando in un ottenebrante deserto di volontà vinte, riesce a proiettare lo spettatore di fronte all’inevitabile specchio del tracollo. Veicolo di tutte queste passioni è l’autrice ed attrice Eleonora Danco che, sperimentatrice per natura, mette il suo corpo a repentaglio, azzardando nuovi linguaggi e sporcandosi le mani di vita su terreni inesplorati. Complessa e irregolare, l’autrice ci permette, attraverso questo monologo, di respirare col suo stesso ritmo tutte le paure, le ansie, le aspirazioni e i logoramenti che attraversano l’ascesa dell’artista. Un itinerario che in questo caso si compone di ricordi, progetti e decadenza e precipita nel declino, innalzando l’abbandono allo sconforto come unico vero protagonista che non lascia spazio a scappatoie, vie di fuga e speranze alcune. La drammaturga, schietta e diretta, riduce a brandelli il sipario che ci separa dalle nostre viscere e riesce in questa sede ad esplicitare al meglio la concretizzazione del suo metodo e del suo processo creativo: il palco diviene l’unico luogo possibile in cui vomitare le inquietudini più profonde, un grembo materno in cui spogliarsi di qualsiasi barlume di razionalità.
Impossibile non “esserci”, non sentirsi presenti, accolti e allo stesso tempo pugnalati da questo vortice di sensazioni a noi tutti comuni.
Si manifesta qui ai nostri occhi un flusso incontrollato di parole concitate, più o meno ben pesate e pensate, controllate solo dal paradossale dinamismo di una mente che si stacca dal corpo e s’innalza in una dimensione a metà tra il palpabile ed il cerebrale. Il testo è dunque centrale portavoce di una condizione esistenziale universale: l’umanità dell’eterno appassire, che non vuole cedere alla desolazione, bensì urlare, divorare, distruggere ma finisce per arrendersi  di fronte all’ineluttabilità degli eventi che piombano pesanti su di noi, scagliati da un mondo che rema, crudele ed inesorabile, contro l’arte, la cultura e la vita.
Mariapaola Massari
L’autoreferenzialità mi piace. e di consenguenza, mi piace anche Assistere al metateatro che porta inevitabilmente con sé un senso di soddisfazione nell’identificarsi. Ciò avviene solo grazie a un testo potente che, evocando luoghi, personaggi e contesti specifici, è capace di far visualizzare una nitida immagine di fronte allo spettatore. Una contestazione mossa a ‘dEversivo’ è l’aver affrontato un tema ‘di nicchia’, circoscritto agli addetti ai lavori. Ma ‘quel grande biscotto plasmon che è Porta Maggiore’, il bar per turisti di Piazza Navona e il traffico sulla Tiburtina non mi sembra appartengano a un immaginario così poco conosciuto. La potenza della rosa dei personaggi interpretati dalla Danco (emersa in particolar modo nel ruolo delle attrici) sta proprio nel creare un ritratto vivido, ironico e accessibile del mondo di chi vive di teatro. L’unica condizione necessaria per godere appieno dello spettacolo è conoscere l’essere romani, la romanità nell’accezione più sociologica del termine. Non solo nell’accurata descrizione dei luoghi, ma anche nella costruzione dei personaggi, Roma è visceralmente presente.
La scenografia mette in scena delle idee che non delinea, lasciando aperti ed irrisolti nello spettatore (volutamente oppure no)  alcuni quesiti. Sintesi: la forza della Danco è lei stessa che, pur facendo emergere maggiormente rispetto a un anno fa alcune fragilità, non manca di mostrarci la sua forte personalità.

Marta Perrotta


TRILOGIA DANCO.
dEVERSIVO, NESSUNO CI GUARDA / DONNA N°4

Tre diverse figure femminili. Tre corpi di donne in lotta.
Dal 27 novembre al 9 dicembre al Teatro India una trilogia potente, che ripercorre un ventennio del lavoro di Eleonora Danco.
Tre atti unici, tre passaggi universali del vivere, il lavoro, l’infanzia, il cibo. Tre temi che riguardano intere generazioni. Attraverso un linguaggio poetico, in cui molti si potranno ritrovare.

dEVERSIVO

Teatro India, 27 novembre ● 2 dicembre 2018

scritto diretto ed interpretato da Eleonora Danco
assistente alla regia Maria Stella Cassella
disegno luci Eleonora Danco
si ringrazia
per la scelta delle musiche Marco Tecce
per la collaborazione Lorenza Accardo e Benedetta Boggio
foto di scena Futura Tittaferrante

produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale        

Dal 27 novembre al 2 dicembre torna al Teatro India dEVERSIVO, ultimo lavoro di Eleonora Danco prodotto dal Teatro di Roma. Ispirato all’opera di Robert Rauschenberg, in dEVERSIVO si incarnano tre vite di un unico personaggio: una performer combattiva, una scrittrice in crisi, una regista che non riesce a concludere nulla. La lotta per la conquista del palcoscenico, in conflitto con la vita intima creativa. Uno spettacolo dove l’intero palco del Teatro India viene usato come un tappetto volante che sorvola una Roma immobile nel tempo. Un alternarsi di bellezza e rifiuto, accompagnate dalle bellissime musiche scelte da Marco Tecce, che firma l’intera trilogia.