MA(r)T 2018 : indagine su quartieri al di sopra di ogni sospetto

MARCONI – PORTUENSE

secondo Alessandra Cimino

Questa strada non è la mia strada perché non la conosco, eppure sono qui e posso calpestarla e calpestandola, questa strada che non è la mia, si modifica sotto passi che sono anche un po’ miei.

Il Tutto con cui entriamo in relazione – che vediamo, tocchiamo, respiriamo – assume la forma del nostro sguardo sotto il peso dei nostri pensieri: abbiamone cura.

Siamo sotto Stazione Trastevere, sotto il ponte di via Ettore Rolli – accanto a noi l’uomo col cappello e le cuffie non si muove. La targa dice: In memoria del lavoratore CLAUDIO GRAZIOSI Agente P.S. Vittima del terrorismo Caduto in difesa delle Istituzioni Democratiche 22.3.1977. L’uomo-cappello-cuffie non risponde.

Siamo pronti a cominciare l’esplorazione.

Andiamo avanti e torniamo indietro. Il semaforo dice rosso – non attraversiamo. Il semaforo dice verde – andiamo. Abbiamo sbagliato strada. Andiamo prima qui o lì? Non ci sono le strisce pedonali. Il gps non funziona. Ho la batteria scarica – di già? Torniamo indietro, ricominciamo – c’è sempre una seconda possibilità. Andiamo di qua. Camminiamo camminiamo. Salve, scusiNo. Camminiamo camminiamo – un altro ponte. Dove andiamo? Una rotazione di trecentosessanta gradi – ci giriamo, ci affacciamo: Equo. Salve, scusi . Ce l’abbiamo fatta, ha detto sì! E ora come lo spieghiamo a questo signore-alto-occhiazzurri-gentile da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo? Con calma ci sediamo, respiriamo e cerchiamo le parole – che più o meno sono queste:

Salve, io sono… Ma questo non ha importanza… Noi siamo… Beh, intanto, piacere!

Prima domanda: Da dove veniamo?

Ci manda Dominio Pubblico – che poi siamo noi, ma siete anche voi, insomma siamo tutti.

Seconda domanda: Chi siamo?

Siamo Under 25 ribelli, stanchi degli stereotipi e dei pregiudizi, affamati di – tutto.

Terza ed ultima domanda: Dove andiamo?

Siamo qui per andare su MA(r)T – che cosè?

Millenials Art Work 6, 7 e 8 dicembre 2018

Un laboratorio sulle nuove generazioni, un’esposizione urbana, un’azione performativa

3 quartieri: Corviale – Trullo – Marconi

6 street artist: Alessandra Carloni e Paolo Gojo Colasanti; Mattia Pisauro e Er Pinto (Point Eyes); Diamond e Flavio Solo

100 posters per raccontare la storia di Arvalia – Portuense

Il signore-alto-occhiazzurri-gentile ci ascolta. Noi non possiamo leggere nella sua mente – lui ci guarda, annuisce e ci concede l’intervista. Solo qualche minuto, solo qualche domanda – tanto basta a capire, a capirci, a capirsi. Ci racconta del suo locale, del Quartiere (che non è né Portuense né Osiense – cos’è?), di lui. Lo ringraziamo e proseguiamo.

Ricominciamo i giri a trecentosessanta gradi, attraversiamo il Borgo Portuense 201, conosciamo la galleria d’arte Label 201, le ragazze di Copihue Floral Studio, il laboratorio di restauro tessile. Sbuchiamo su via Portuense – camminiamo camminiamo. Attraversiamo Viale Gugliemo Marconi – camminiamo. Di qua, no di là. Guardiamo Il Museo Ex Mira Lanza e il tramonto sul Gazometro. Torniamo indietro. Quasi quasi ci vogliamo fare un tatuaggio e finiamo a Sweet Mamba Tattoo & Piercing. Parliamo, intervistiamo, non ci tatuiamo ma ci regalano le loro stampe. Grazie.

La macchina fotografica si sta spegnendo.

Entriamo in un alimentari e chiediamo al signore-chenonabitaqui:

  • Ha qualcosa da dire?-
  • E che ve devo di’!

Ecco: noi neanche abitiamo qui. E non immaginavamo mica che in questo triangolo di Roma ci fossero così tante belle cose-persone-realtà. E tantomeno avremmo avuto qualcosa da dire se non le avessimo conosciute.

E metto il punto e ricomincio con una congiunzione perché un punto non è mai una conclusione –

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SAN PAOLO

secondo Cecilia Fefè

Esteso dalla Magliana a Marconi, San Paolo è forse attualmente tra i quartieri più movimentati e camaleontici di Roma. Giovane e antico, storico e nuovo, universitario e familiare: questa zona della città cambia il proprio volto nei diversi momenti della giornata. Partiamo però dal principio: dove adesso sorge la Basilica, già tra il I secolo a.C. e il III secolo d. C, sorgeva un vasto cimitero a cielo aperto; questo ci attesta la frequentazione del luogo già all’epoca, nonostante rimanesse relativamente periferico in quanto sito fuori dalle mura della città. Quando perciò si decise di erigere la Basilica di San Paolo fuori le mura?
La storia narra che Paolo di Tarso avesse subito il martirio proprio in quel luogo e che sempre li’ fosse caduto. La zona divenne perciò meta di pellegrinaggi, tanto da portare poi alla realizzazione di una piccola basilica che contenesse i resti del santo. Dal I sec d.C ad oggi questa ha subito innumerevoli modifiche (ultima nel 1825) ma si è posta come luogo simbolo del quartiere, con il quale condivide l’omonimo nome.
San Paolo porta in sé la storia dell’antica Roma, della monarchia, del fascismo e dei continui cambiamenti urbanistici contemporanei. Un quartiere proiettato in avanti, con delle forti radici anche nel passato. La svolta è però arrivata nel 1992, con la costruzione della terza università di Roma. Questa ha portato migliaia di giovani nel quartiere, con la conseguente urgenza di creare locali appositi. Sono così cominciati a sorgere locali notturni, discoteche, ristoranti che hanno permesso un rinnovo totale del quartiere e ne hanno segnato la riqualificazione.
Un quartiere è vivo quanto più riesce a rispondere alle esigenze dei propri abitanti: per fidelizzare le persone occorre conoscerne i bisogni e provvedere a fornire le strutture necessarie. San Paolo in questo si è mosso bene negli anni, tanto da poter essere considerato quasi una cittadina a sé stante:
Un parco (Schuster) con panchine, parcogiochi, baretti, popolato sia da famiglie che da studenti. Un ospedale funzionante, un centro anziani, una zona commerciale, un’università, scuole di diversi gradi, locali, ristoranti e mezzi pubblici ben collegati con le zone limitrofe e non.
E così di giorno quel quartiere in cui si può passeggiare indisturbati per i viali ed incontrare donne a spasso con i cani, anziani che giocano a bocce e bambini, di notte cambia le sue vesti e si popola di migliaia di giovani affollati nelle piazze. Il gioco è più azzardato di quanto si pensi: è importante che entrambe queste realtà non sconfinino l’una nell’altra e che mantengano questo equilibrio.
D’altronde forse è proprio questo binomio a segnare il fascino del quartiere.

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Porto Fluviale

secondo Ludovica Labanchi

Essendo una studentessa fuorisede, ma romana di nascita, non ho mai avuto modo di conoscere altre zone della mia città natale oltre il quartiere in cui vivo, e so che mi ci vorrà ancora tanto tempo per conoscere una città tanto bella quanto complessa come Roma. Tuttavia, durante la passeggiata per Ostiense, ho avuto modo di ascoltare le voci del luogo. Siamo prima andati al Museo della via Ostiense, dove ci hanno raccontato di come il quartiere si sia rovinato urbanisticamente negli ultimi anni, a causa del traffico e della vita notturna, ma ci hanno raccontato anche aneddoti divertenti, come i turisti che credono che il Museo abbia un passaggio sotterraneo che porta all’interno della Piramide, oppure dei bambini che credono di essere principi e principesse dentro un castello.

Andando avanti nella ricerca di storie, abbiamo trovato dei ragazzi che ci hanno raccontato la storia del Porto Fluviale Occupato, un’ex caserma dell’Aeronautica Militare, adesso occupata da centinaia di persone. Due ragazze del direttivo ci hanno raccontato di come vogliano valorizzare il luogo, ormai nucleo di caos urbano e vita notturna, a causa dei numerosi locali presenti in zona. Secondo loro, la movida e il pullulare di gente è causa di disagio per i cittadini, cosa che ha portato il quartiere a centrificarsi, ma anche a perdere quelli che potevano essere dei semplici spazi pubblici (come un alimentari).

Tuttavia, andando al Caffè Letterario, abbiamo scoperto l’altro lato della medaglia. Una donna che lavora nel locale da tanto tempo ha visto la zona crescere, migliorare e diventare un punto di riferimento per numerosi ragazzi e studenti, anche grazie allo stesso Caffè. Un tempo il luogo era abbandonato a se stesso, anche a causa della presenza degli Ex Mercati Generali, e il Caffè Letterario è nato quasi in contemporanea alla ripopolazione del territorio, inserendosi perfettamente nel quartiere e permettendo il fluire di giovani e di cultura.