DPInTour2020: Premio Direzioni Altre/Twain PT. 1

Vero è che certe esperienze andrebbero vissute e non si possono raccontare. Ma è anche giusto fare epica di ciò che è stato per stimolare l’interesse e la curiosità.

Durante il viaggio a Tuscania (VT) nostro compito principale era quello di affiancare e seguire attivamente il lavoro della giuria composta da operatori ed esperti del settore per l’assegnazione del Premio Twain di quest’anno. Un premio che si inscrive all’interno del Festival DirezioniAltre organizzato da Twain Centro Produzione Danza sotto la direzione artistica di Loredana Parrella e che è rivolto a giovani autori e coreografi under 35 del panorama della danza contemporanea. Il vincitore viene sostenuto con una residenza artistica di 15 giorni durante la quale poter continuare a sviluppare, portare avanti o terminare il progetto proposto.

E’ stato molto formativo per me, Luca e Irene, seguire le due giornate dedicate al premio: Sabato 22 e Domenica 23 Agosto. Nel pomeriggio di Sabato i sei finalisti hanno presentato i loro progetti a porte chiuse davanti alla giuria composta da Loredana Parrella, coreografa, regista e direttrice artistica della compagnia Cie Twain; Yoris Petrillo della compagnia Cie Twain, Ariella Vidach di Ariella Vidach-A.i.E.P.; Silvana Barbarini di Vera Stasi, Fabrizio Gavosto direttore artistico di Mirabilia Festival Europeo e Gian Maria Cervo direttore artistico del festival Quartieri dell’Arte di Viterbo,  affiancata da noi ragazzi di Dominio Pubblico e da Katia Caselli di ATCL Lazio e Tiziano Panici direttore artistico di Dominio Pubblico che ci hanno raggiunto per l’occasione.

Durante la mattinata di Domenica, abbiamo avuto la possibilità insieme alla giuria, di dialogare  con gli artisti per farci raccontare il progetto, le motivazioni e i loro obiettivi (ammetto che questa formale-informale chiacchierata ci ha fornito più strumenti per valutare con maggiore consapevolezza i loro lavori), abbiamo seguito nel pomeriggio la discussione e votazione della giuria, mentre la sera si è svolta la restituzione aperta al pubblico dei lavori finalisti con proclamazione del vincitore.

Il premio e tutto ciò che intorno ad esso è ruotato è stato per noi un momento di socialità, confronto e conoscenza. Confronto sia con gli artisti, più o meno coetanei, con i quali ci siamo intrattenuti anche al di fuori del ‘’contesto gara’’ tra complimenti, riflessioni e succhi di frutta al bar; sia con gli stessi membri della giuria, professionisti del settore che, superando le differenze di età e di esperienza, hanno dato spazio alle nostre opinioni e al nostro sguardo da ‘’giovani spettatori’’, facendoci sentire parte attiva nella scelta del vincitore (nonostante noi non votassimo esplicitamente). E’ stato bello condividere con loro non solo pareri ‘’professionali’’, ma anche qualche caffè attorno al quale, si sa, si crea sempre socialità e un’atmosfera più intima.

I sei finalisti, che hanno presentato progetti molto diversi fra loro, piccolo mosaico della danza contemporanea oggi, erano: Sara Capanna e Michele Scappa con Crepe, Mattia Cason con Alessandria Eschate, Sofia Casprini e Loredana Tarnovischi con Huracan, C.G.J. Collettivo Giulio e Jari (Giulio Petrucci e Jari Boldrini) con Evento, Giorgia Gasparetto e Priscilla Pizziol con Ultimo Piano, Sofia Nappi con Wabi-Sabi.

Quest’anno il covid e le conseguenti norme sul distanziamento da applicare fuori e sulla scena, hanno inevitabilmente limitato il lavoro dei danzatori. Ma se da una parte pensare alla danza senza contatto è quasi surreale, dall’altra proprio questo, secondo me, ha dato agli artisti una spinta per una nuova ricerca di linguaggi. Interessante e ammirevole come siano riusciti a conformarsi alle restrizioni e al distanziamento in scena, molto spesso arrivando a dover stravolgere il loro iniziale progetto dando vita a qualcosa di totalmente diverso e inaspettato. Forse è proprio questa la vera vittoria, a prescindere dal premio: essersi comunque messi in gioco con pazienza e dedizione ed aver affrontato la difficoltà con i mezzi a disposizione.

La serata conclusiva del Festival e del premio si è svolta al Supercinema di Tuscania, luogo suggestivo al quale, purtroppo, ha potuto accedere un numero limitato di persone. L’aria calda e l’atmosfera magica: vedere i sei lavori finalisti in una nuova cornice, presentati l’uno di seguito all’altro; osservare alla fine tutti gli artisti in scena (ovviamente distanziati!) in attesa del ‘’verdetto’’; ascoltare il discorso di Yoris Petrillo e di Loredana Parrella di ringraziamento e di incoraggiamento per i giovani; immergersi negli applausi di un pubblico entusiasta che, oltre agli artisti, applaudiva anche la felicità di poter tornare a teatro, e di sconfiggere la paura con la cultura; tutto ciò ha contribuito a rendere il termine del Festival, del premio e del nostro viaggio ancora più emozionante.

Il Premio Twain 2020 è andato a Mattia Cason per Alessandria Eschate con la seguente motivazione da parte della giuria: ‘’Per le potenzialità drammaturgiche e visionarie del progetto; per la ricchezza della ricerca finora svolta; per la chiarezza degli obiettivi culturali e dei contenuti’’. Un progetto che, mescolando danza parola e video e paragonando i soldati di Alessandro Magno di ritorno dalle sue campagne afroasiatiche ai rifugiati africani e asiatici oggi rinchiusi nei campi profughi greci, vuole promuovere una nuova immagine di Unione Europea fondata sull’apertura e l’inclusione. Un messaggio politico e ambizioso tradotto in scena attraverso la danza che secondo la giuria (e anche secondo il nostro giovane parere), con la residenza e la ricerca, potrebbe avere grandi potenzialità di sviluppo.

La finale del premio Twain, serata conclusiva del festival direzioniAltre, è stato un grande spettacolo, una festa. Sei giovani progetti come parte di un evento più ampio dedicato agli stessi giovani e alla loro creatività.

Si sono aperte le porte del Supercinema e siamo usciti da quel luogo caldo ma pieno di energia. Il momento migliore è sempre la fine, quando la tensione si scioglie e l’atmosfera si rilassa e si riflette e si parla di ciò che è stato. Con una boccata d’aria fresca si è conclusa la nostra esperienza a Tuscania.

Clara Lolletti

Foto © Luca Guido