DPInTour2020: Premio Direzioni Altre/Twain PT. 2

Siamo arrivati a Tuscania di venerdì pomeriggio, giusto in tempo per l’apertura delle danze della seconda giornata di festival. In loco, infatti, dal 20 al 23 agosto, è avvenuto il festival Direzioni Altre, sotto la direzione artistica di Loredana Parrella e organizzato da Twain, centro produzione danza. Quattro giornate di teatro, musica, danza, circo, alternando a spettacoli completi, studi di vari artisti, italiani e non.

Tuscania è un piccolo borgo etrusco in provincia di Viterbo, nel Lazio, che conta poco più di 8000 abitanti ed è forse proprio per questa sua natura che si lascia facilmente coinvolgere dalle attività che animano le location suggestive scelte da allestire per il festival. Sembra davvero che tutte le vie del paese facciano da eco al festival e non solo da cornice. Diverse zone della città sono state trasformate ed adibite funzionalmente all’evento, dal Supercinema, un piccolo teatro al chiuso tra le viette storiche, all’anfiteatro parco torre di Ravello, che invece gode di un’apertura su un panorama mozzafiato che avvolge e colora tutti gli spettacoli svolti al suo interno.

Direzioni Altre è il simbolo della cultura che si crea con determinazione, cura, dedizione e soprattutto speranza. Creare cultura in un piccolo borgo lontano dalla movida delle grandi metropoli, che non può vantare neanche di una stazione per accogliere turisti e stranieri e abitato perlopiù da famiglie e anziani, è davvero una nobile azione di riqualificazione del territorio. È un lavoro che va reso possibile e reale ogni anno accentuandone e la valenza comunicativa, in funzione di una visibilità oltre che agli artisti, anche a Tuscania tutta. L’atmosfera che si respira è elettrizzante, è sinonimo di qualcosa che vive, che c’è e che in un circolo virtuoso di incontri e confronti stimola e viene stimolato dal territorio che abita.

Sicuramente il fatto di aver alloggiato a pochi passi dal Supercinema e dagli uffici dell’associazione Twain ci ha reso possibile sentirci maggiormente in contatto con tutto il fervore che si consumava in quei luoghi durante quei giorni. Tutto era sostenuto da un’energia propositiva incredibile dei giovani danzatori della compagnia Twain e degli artisti che attraverso residenze o altri progetti fanno parte della grande famiglia del centro di produzione.

Oltre a tutti gli artisti coinvolti per le diverse messinscene, il festival ha ospitato direttori artistici, operatori culturali e grandi appassionati tra cui noi. È stato bello vedere come a nessuno mancasse mai un saluto, una parola di confronto, la voglia di raccontare un aneddoto del proprio lavoro. Tutto ha portato verso un grande senso di comunità sfruttato anche da noi per inserirci, chiedere pareri, farci raccontare storie e raccogliere consigli sul mondo della direzione artistica e del management culturale. Preziosi i consigli e le opinioni della direttrice artistica Loredana Parrella che non ha mancato occasione per fermarsi gioiosa a condividere con noi idee, storie e aneddoti. Si respira nell’aria la voglia e l’abitudine di fare insieme, di sostenersi e promuoversi a vicenda per poter realizzare lavori magnifici e continuare a sognare futuri scenari possibili per la cultura. Alcuni direttori artistici, ospiti del festival, sono stati chiamati a svolgere il lavoro di giuria per l’assegnazione del premio di residenza Twain e noi di Dominio Pubblico abbiamo avuto modo di seguire i lavori verso la scelta del candidato finale. Il dialogo è stato appassionato, ragionato, mai disinteressato o annoiato. La cura nell’esprimere un giudizio sui lavori dei giovani artisti che hanno partecipato alla selezione ha evidenziato l’estrema sensibilità con cui il lavoro di questi operatori viene condotto, nella realizzazione dei propri progetti e di quelli di altri colleghi. Stare in contatto con persone che hanno questa attitudine al lavoro, che con questa cura e dedizione trattano l’arte fatta da altri è una scuola di vita e di lavoro enorme per dei giovani aspiranti operatori come noi.

Il 21 alle 19:00, all’anfiteatro parco torre di Ravello abbiamo assistito al primo di una serie di  spettacoli che ci ha lasciato stupiti e commossi, ovvero Albania Casa Mia di e con Aleksandros Memetaj. A fine spettacolo non sono mancati i nostri complimenti all’autore, accompagnati da quelli di tanti altri spettatori che non hanno potuto evitare di rivolgere una parola di ringraziamento o una domanda sul lavoro all’artista.

Aleksandros è un autore giovanissimo che è riuscito a trasmettere con la potenza narrativa di una storia vera le emozioni di un addio e di un arrivo, la storia del viaggio dalla sua cara Albania alla sua nuova casa, l’Italia.

Il giorno dopo, sempre all’anfiteatro, siamo stati spettatori di un altro spettacolo di cui ci portiamo a casa un ricordo lucido e stupito, ovvero Bandbody di e con Diego Sinniger De Salas. Uno studio che pone in relazione movimento e musica, sottolineando come qualsiasi movimento sia la causa vibrante di un suono.

Sinniger De Salas é un danzatore che ha avuto l’opportunità di spendere mesi di residenza presso il centro di produzione Twain, lavorando sui temi che ha poi portato in scena anche con Bandboy.

Questi sono solo due dei tanti spettacoli dai quali siamo stati affascinati in questi giorni di permanenza a Tuscania. Un percorso non solo di visione ma anche di conoscenza, di dialogo e di confronto con gli artisti e con lo staff e gli operatori ospiti.

Partecipare a questo festival non significa soltanto assistere a spettacoli di grande qualità o conoscere nuovi artisti, è anche e soprattutto essere accolti da una famiglia che, senza troppe formalità o imbarazzo, ti introduce con passo svelto nelle proprie abitudini e nella propria quotidianità, raccontandoti le proprie storie, sia quelle belle che quelle brutte e coinvolgendoti con l’energia e la gioia che forse solo un festival può contenere.

Irene Umili

Foto © Luca Guido