DPinTour2020: Stati d’animo – Incontrare la bellezza

«Per me la bellezza è perfezione priva di cattiveria» Alagie

«Per me la bellezza è semplicità e leggerezza d’animo» Alessia

«Per me la bellezza è il riflesso di sé stessi» Matteo

«Per me la bellezza è un momento di silenzio nella confusione» Clara

«Per me la bellezza è armonia» Lea

«Per me la bellezza è essere felici. La felicità» Jasminka

«Per me la bellezza è svegliarmi la mattina e guardarmi allo specchio» Seiku

«Per me la bellezza è verità e onestà» Alin

«Per me la bellezza è relativa e quindi non esiste» Caterina

Ci sono diversi modi di intendere la bellezza, ma uno solo per discuterne. Se c’è una cosa che noi tutti abbiamo appreso dopo la magnifica esperienza del progetto Stati d’animo-Incontrare la bellezza, è che senza l’ascolto di chi ci sta accanto, senza il confronto con l’altro, non ha minimamente senso interrogarsi sul mondo in cui viviamo, sui suoi valori e sulle sue criticità. Questo il principale obiettivo del laboratorio tenutosi al Castello di Santa Severa nelle giornate del 16, 17 e 18 ottobre che, promosso da Dominio Pubblico e dall’associazione culturale Be Pop rappresentata da Valentina Brinis, ci ha visti coinvolti insieme ad altri ragazzi under25 provenienti da diverse realtà sociali romane quali l’osteria Grandma srl., che si è anche occupata del servizio catering servendoci degli ottimi piatti, Spettatori Migranti e la stessa Be Pop.

 

 

Tre giorni vissuti e goduti in comunità, per riflettere insieme sul significato della parola bellezza nella società contemporanea, in uno dei luoghi più suggestivi e significativi della Regione Lazio. Grazie all’attività verbale di gruppo condotta a più riprese dal filosofo Salvatore Patriarca, ognuno di noi è venuto a contatto con le considerazioni e le riflessioni degli altri su ciò che oggi consideriamo bello e perché: ci siamo resi conto che l’unica vera bellezza che ci unisce tutti è quella dello stare insieme, del condividere attimi di spensierata felicità, di appassionato confronto. Scoperta ancor più profonda e rivelatrice in un momento storico in cui stare gli uni vicini agli altri, riscoprendosi nella comunità, risulta essere difficile come mai prima. È stato anche per questo che non abbiamo voluto limitarci all’attività dialettica, svolgendo esercizi di presa di coscienza del proprio corpo e della propria persona, diretti da Tiziano Panici, e dando il nostro contributo pratico al live-painting, anch’esso dedicato alla bellezza, organizzato dalla street-artist Alessandra Carloni, autrice di Fuori dal guscio, l’opera inserita nella locandina del progetto (foto in evidenza). Tra una spennellata e l’altra, abbiamo toccato con mano il senso del fare cultura, del lasciare una traccia viva negli spazi che ci troviamo di volta in volta ad abitare, cosicché altri possano coglierne in futuro l’importanza.

 

Domenica 18, giornata di apertura del laboratorio ai turisti del castello, al quale abbiamo anche proposto uno spettacolo circense dell’artista India Baretto, abbiamo presentato insieme ad Alessandra la nostra opera collettiva, spiegandone le ragioni ed il significato, e donandola così al castello. Un invito, il nostro, non solo a celebrare la bellezza in tutte le sue forme, ma a praticarla nel concreto, a ritrovarla nella propria quotidianità, attraverso l’incontro e la relazione fraterna con chiunque abbia voglia di condividerla insieme a noi.

A concludere il nostro laboratorio, una video-conferenza da remoto col dottor Luigi Manconi, ex presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, per riflettere ancora una volta sul senso e il ruolo della bellezza nella realtà politica di tutti i giorni. In un mondo troppo spesso dominato da soprusi e ingiustizie, rivalorizzare la bellezza e la cultura tutta sembra essere l’unica via verso un concreto progresso sociale. Ce ne torniamo a casa felici e consapevoli. Una consapevolezza che, specie a noi più giovani, dà anche un forte senso di responsabilità.

«La bellezza salverà il mondo» (da L’idiota di Fedor  Dostoevskij)

Matteo Polimanti

Foto © Lea Paiella