#YOUNGBOARD – oltre #TdRonline. Scienza e fantascienza dal Valle: Dominio Pubblico incontra Manuela Cherubini

È passato un po’ di tempo dagli scorsi 18 e 22 dicembre 2020, giornate dei primi due incontri con Manuela Cherubini, autrice e regista contemporanea di diverse opere che indagano il rapporto tra arte e scienza.

Non vi dico il freddo di quei giorni – io e il mio bel giubbotto di montone siamo diventati un tutt’uno – ma soprattutto la comodità insita nel realizzare un podcast radiofonico al Teatro Valle, dove se qualcuno si azzarda a starnutire a Largo di Torre Argentina si sente tutto in cuffia e bisogna riprendere da capo la registrazione. La regista infatti, insieme alla sua troupe di attori e attrici, stava registrando in quei giorni La teoria dei giochi e L’orizzonte degli eventi, prime due parti del radiodramma Trittico delle stanze, tratto dall’omonima opera della drammaturga Elisa Casseri.

 

 

 

Ogni rumore in quei giorni era potenzialmente un problema, e in un primo momento della nostra incursione siamo dovuti stare in religioso silenzio, per non disturbare il lavoro degli attori. Ogni nostra mossa aveva la stessa intensità dei primi passi di Neil Armstrong sulla superficie del suolo lunare. Ne abbiamo approfittato per farci qualche selfie ed immortalare il momento.

Devo dire che ci ha fatto un certo effetto vedere l’intera platea liberata dalle tradizionali poltrone rosse per dare spazio a computer, mixer e microfoni professionali. Il teatro era come una luna senza crateri, ma con tante antenne radiofoniche!
Prima di confrontarci con la Cherubini abbiamo avuto modo di scambiare qualche battuta anche con l’attore Alessandro Riceci, che ci ha regalato un’interessante riflessione, facendoci notare come ben prima dell’arrivo del virus mancassero momenti, un po’ come quello in cui ci trovavamo, di anteprima degli spettacoli condivisi con gli spettatori, e di come in passato questi siano stati spesso ridotti a semplici occasioni per incassare qualche soldo in più. Questi momenti sono invece fondamentali ed essenziali tanto per gli artisti coinvolti, permettendo loro di esporsi completamente a lavoro non ancora ultimato, quanto per gli spettatori, che possono soprattutto in queste occasioni partecipare in maniera attiva. Del resto noi eravamo lì per questo, no?!

Il dialogo avuto con Manuela Cherubini in entrambe le occasioni è stato ricco di riflessioni, capaci di stimolare ulteriormente nelle nostre teste l’incontro tra Arte e Scienza, aree del sapere percepite troppo spesso come due mondi paralleli e separati. Come lei stessa ci ha più volte ribadito, non ci sono paletti o veri e propri limiti tra le due discipline se non quelli che noi vogliamo imporre per ignorare, volontariamente, aspetti del reale. Prima però di passare alle parole di quei giorni, ci tengo a ringraziare tutti i troopers che hanno condiviso con me entrambe le esperienze: Alex e Lea, con il loro prezioso lavoro di documentazione audiovisiva, e poi Rosario, Francesca, Clara ed Edoardo. Ed ora mettetevi comodi, comincia l’intervista!

 

 

 

 

 

Walter Altamirano: Da qualche giorno ha iniziato questo suo nuovo lavoro.  Di cosa si tratta di preciso?

Manuela Cherubini: Sto lavorando su tre opere drammaturgiche di Elisa Casseri. Insieme formano il Trittico delle Stanze, e già il titolo descrive sinteticamente in quale tipo di spazio avvengono le tre diverse storie. Tre luoghi che potremmo definire della mente.

Walter Altamirano: E cosa succede dentro ogni stanza?

Manuela Cherubini: Vengono messe a fuoco diverse dinamiche familiari. Nella prima stanza, intitolata “La teoria dei giochi”, assistiamo ad un confronto tra due sorelle, nella seconda, “L’orizzonte degli eventi”, c’è una figlia che fa i conti con i propri genitori e nella terza, “Il polo dell’inaccessibilità”, ci sono scontri che coinvolgono un’intera famiglia. Quest’ultima stanza è la più affollata di tutte (sorride).

Walter Altamirano: I testi sono stati pensati appositamente per il radiodramma?

Manuela Cherubini: No, però ho la fortuna di avere un rapporto diretto con l’autrice, Elisa Casseri, che a gennaio dovrebbe raggiungerci anche lei qui al Valle per l’ultima settimana di registrazione. Quindi nel momento in cui siamo passati dalla versione scenica dei testi a quella per il radiodramma, abbiamo riscritto insieme molte didascalie e ripensato molte delle strutture narrative. Alla fine di ognuno dei tre radiodrammi abbiamo poi pensato di inserire delle brevi pillole di divulgazione scientifica, legate a delle situazioni già individuate nella vicenda precedentemente narrata.

Walter Altamirano: Può spiegarci come cambia la trattazione dello stesso tema scientifico nel passaggio dalla parte narrativa a quella divulgativa?

Manuela Cherubini: Nella prima parte la narrazione non è tematica, non si racconta cioè un episodio di storia della scienza. Elisa utilizza il pensiero scientifico in tutte le sue forme per leggere la realtà dei rapporti interpersonali. Ha anche una formazione da ingegnere meccanico e il suo primo romanzo si intitola “L’idraulica delle famiglie”. Non ha mai esercitato la professione ma ha infuso tutto il suo sapere scientifico nelle sue opere letterarie. Tutte le relazioni fra i suoi vari personaggi si costituiscono sulla base delle teorie citate nei titoli delle opere.

Walter Altamirano: Non è la prima volta che si occupa di arte e scienza e di recente ha partecipato all’iniziativa Co(N)Scienza, sostenuta dal Comune di Roma. L’idea del radiodramma le è venuta in quell’occasione?

Manuela Cherubini: No. Come hai detto, sono diversi anni che cerco di indagare il legame tra arte e scienza. Il progetto Co(N)Scienza è stato messo in piedi da me, Giorgina Pi ed Elisa Casseri con il supporto dell’Angelo Mai, ma era un progetto separato da questo. Poi, quando ho saputo della possibilità di produrre dei radiodrammi al Valle, ho proposto questi tre testi che ho amato fin dal primo momento. Tra l’altro, il secondo testo “L’orizzonte degli eventi” è stato vincitore del Premio Riccione nel 2015 e l’ho potuto portare in scena anche a Madrid, tradotto in spagnolo. Mi sono avvicinata alle opere di Elisa perché la sua ricerca si sposa perfettamente con la mia. Uno degli aspetti che mi colpisce sempre è il fatto che arte e scienza vengano solitamente considerate come due ambiti separati, nonostante siano entrambe strumenti da noi stessi creati per interpretare la realtà che ci circonda. In quanto tali sono imperfetti e subiscono modifiche nel tempo.  Il celebre metodo scientifico, ad esempio, ha dei limiti oggettivi in quanto inevitabilmente legato ai nostri sensi, alle nostre capacità percettive. Certo arte e scienza hanno degli approcci metodologici diversi, ma comunque prevedono entrambe una ricerca che procede per ipotesi e teorie da verificare. Per me la ricerca artistica funziona così: si fa un’ipotesi e si va a cercare con degli strumenti e con dei metodi sempre nuovi una risposta, che può convincere o meno. Il fallimento fa parte di entrambi gli approcci conoscitivi.

Walter Altamirano: Aveva già avuto modo di giocare con linguaggi appartenenti a discipline differenti? Quali altri esempi nel mondo del teatro le vengono in mente?

Manuela Cherubini: Moltissimo. Il mio maestro teatrale, uno dei più importanti che ho avuto, è stato José Sanchis Sinisterra, che dell’approccio scientifico combinato con la complessità di un testo drammaturgico fa il suo credo. Quindi fin dall’inizio del mio percorso artistico c’è stata questa commistione. Poi c’è un altro drammaturgo che amo, Juan Mayorga, che è un matematico. In “Hamelin” il meccanismo scenico che utilizza è molto simile a quello presente nella prima stanza di Elisa: ci sono tutti i personaggi che hanno ognuno una porzione di verità a disposizione, a volte la condividono con gli spettatori e a volte la tengono per sé. L’argentino Rafael Spregelburd, che è un autore con cui collaboro da 10 anni, nella scrittura delle sue opere utilizza delle strutture che si rifanno ai frattali. La matematica frattale è un tipo di matematica creato da Mandelbrot che tenta di descrivere attraverso il linguaggio matematico gli organismi viventi. La geometria euclidea descrive soltanto oggetti inerti: gli spigoli non esistono in natura. La matematica frattale, invece, cerca di interpretare la forma di una vita organica. L’esempio del cavolfiore immagino te l’avranno fatto a scuola: c’è in natura un elemento base che si ripete in tante forme e in tante dimensioni diverse, in maniera imprevedibile e in tutte le direzioni. La struttura delle opere di Spregelburd è così, come anche quella delle opere di Shakespeare. Tutti gli autori e le autrici più interessanti, a mio avviso, non fanno alcun tipo di distinzione tra quello che è sapere scientifico e sapere umanistico.

Walter Altamirano: A proposito di Spregelburd, un altro suo importante lavoro è stato Bizarra, con cui in passato ha provato a dar vita ad una forma piuttosto originale di serialità teatrale. Vede un qualche rapporto di continuità tra il lavoro di allora e quello di oggi?

Manuela Cherubini: Pensa che anche Bizarra volevo trasferirla in un podcast. Peccato solo che ci volevano 150 artisti per farla… Bizarra è una teatronovela, e le teatro novelas nascono come radio novelas! Per fare un esempio, di solito i personaggi fanno una sintesi di quanto già accaduto negli episodi precedenti all’interno delle proprie battute: sono i cosiddetti “spiegoni”.

Walter Altamirano: Se vogliamo, anche le pillole di divulgazione scientifica inserite in questo progetto sono come dei brevi “spiegoni”.  Quali professori e scienziati sono stati chiamati per realizzarle?

Manuela Cherubini: Per la prima stanza ho chiamato Alessio Porretta, professore di analisi matematica dell’università di Tor Vergata, che conosco personalmente e che ha tenuto una conferenza molto bella sulla teoria dei giochi e su John Nash. Per “L’orizzonte degli eventi” ho coinvolto l’astrofisico Amedeo Balbi, che è un ricercatore e un divulgatore molto autorevole nel suo campo. Nel caso de “Il polo dell’inaccessibilità”, che tratta del fenomeno della lente gravitazionale, ho contattato Barbara Negri, ricercatrice del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Roma.

Walter Altamirano: Queste personalità così esperte in materia come si sono sentite nell’essere coinvolte in un progetto del genere?

Manuela Cherubini: Apro una breve parentesi personale. Fin dall’università ho frequentato molto l’ambiente scientifico. Ho studiato Lettere ma molti miei amici venivano dalle facoltà scientifiche, inoltre mio fratello è un fisico. Non vi nascondo inoltre che, data l’assoluta maggioranza di presenze femminili a Lettere, le facoltà scientifiche rappresentavano per me una doppia esplorazione (ride). Comunque, a parte gli scherzi, ho sempre trovato nelle persone che si occupano di scienza una curiosità e un’apertura mentale nei confronti dell’arte, e più in generale del sapere, più ampia che nel mio ambito. Nell’ambito artistico parlare di scienza è un tabù. C’è una compartimentazione dei saperi più rigida e stagnante. Attenzione, ci sono delle eccezioni notevolissime: Vassilij Kandinskij, ad esempio, con il suo “Punto. Linea. Superficie.”. La commistione fra arte e scienza è stata sempre molto forte anche nel campo della musica: l’opera di Bach ad esempio è pura matematica. Però, a parte queste eccezioni illuminate, nell’ambito artistico c’è una grandissima resistenza al sapere scientifico. Anche la scienza ha una sua chiusura nei confronti delle altre discipline, ma non così forte come quella nel mio ambiente. Per tornare alla tua domanda, queste persone, professori e ricercatori, si stanno trovando perfettamente a loro agio nel costituire questo tipo di paralleli, nell’ampliare il discorso, e sicuramente sono incuriosite dal fatto che un’autrice come Elisa esplori il pensiero scientifico in questo modo.

Walter Altamirano: Grazie mille per queste sue parole riguardo questo progetto e la sua passata esperienza. È stato un bellissimo excursus, ricco di spunti.

Manuela Cherubini: Se sono riuscita a portarvi anche solo un po’ di quello che ho studiato e vissuto in questi anni, stando a cavallo tra una sfera e l’altra del sapere, non posso che esserne felice. Grazie a voi!

 

Walter Altamirano

Foto © Francesca Zetto

La teoria dei giochi
regia: Manuela Cherubini
disegno sonoro: Graziano Lella
testo: “La teoria dei giochi” di Elisa Casseri
interpreti: Luisa Merloni, Aurora Peres
Podcast scientifico: Professor Alessio Porretta
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L’orizzonte degli eventi
Regia: Manuela Cherubini
disegno sonoro: Graziano Lella
testo: “L’orizzonte degli eventi” di Elisa Casseri
interpreti: Ferruccio Ferrante, Aglaia Mora, Alessandro Riceci, Giulia Weber
Podcast scientifico: Professor Amedeo Balbi
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