Cantieri San Paolo: Dominio Pubblico e l’arte a portata di canestro

© Foto di Max Intrisano

Venerdì 19 marzo.

Suona la sveglia. Apro gli occhi di soprassalto e mi affretto a spegnerla per non svegliare la mia coinquilina: anche lei deve andare a lavoro, ma prima di me si svegliano solo le galline. Sono le 06:30 del mattino ma non mi sento stanca, mi ricordo che la sera prima sono andata a letto presto e mi sono addormentata subito.

– Sono giornate impegnative, queste – penso, mentre mi preparo il caffè.

Mi infilo gli stessi vestiti che indosso ormai da sei giorni. Sono la mia armatura: sporca, polverosa, piena di macchie di vernice, ma è perfetta per quello che vado a fare.

Esco di casa con calma, pronta a fare la solita lunga traversata in metro, noncurante della zona rossa: ho un’autocertificazione con me e non ho paura di usarla. Arrivo al quartiere San Paolo dopo circa due ore di viaggio, ma ne vale la pena: sento di far parte di qualcosa più grande di me, con uno scopo preciso, e questo alimenta la mia voglia di fare, mi dà energia.

Foto di Max Intrisano

Da viale Marconi imbocco via della Vasca Navale, ed intravedo subito, davanti al centro sociale Acrobax, il campetto da basket sul quale, grazie al progetto Cantieri San Paolo, noi ragazzi di Dominio Pubblico stiamo lavorando in questi giorni, guidati dalle sapienti indicazioni di Gregorio Pampinella, in arte Greg Jager, per la realizzazione dell’opera Tiber Courtyards.
Siamo tutti puntuali e ci mettiamo subito a lavoro: il programma di oggi prevede la realizzazione delle linee da gioco e successive rifiniture, dovremmo finire poco dopo pranzo. Cominciamo a togliere lo scotch che lunedì avevamo messo a protezione delle linee, per non farle macchiare dagli altri colori.

Vedendo il campo quasi finito i ricordi vengono subito a galla…

– Ma ti ricordi prima quanto era sporco e che lavorone abbiamo fatto con l’idropulitrice?

– Non me lo dimenticherò mai, sembrava stessimo giocando a curling, io lavavo e tu spazzavi.
Esattamente una settimana fa quel campo era irriconoscibile: crepe che lo attraversavano, terra a ricoprirlo e sporcizia tutto intorno. A vederlo adesso sembra di stare in un universo parallelo: grazie al sostegno della Regione Lazio per il progetto del Municipio VIII realizzato da Dominio Pubblico, nell’ambito di Lazio Street Art, siamo riusciti a “rigenerare” questa zona.

 

© Foto di Roberta Ungaro

– Qualcuno sa se prima o poi il primer andrà via dai vestiti? – chiede qualcuno ad un certo punto, e invece di rispondere ci tornano alla mente le lezioni di stesura del prodotto, per la tenuta del colore, che Greg ha dato a tutti noi.
– Mi raccomando per adesso non spalmatelo sullo stucco, che è ancora fresco – diceva, ancora stupito della nostra velocità.
Il secondo giorno avevamo già finito la preparazione del campo, in netto anticipo sulla tabella di marcia. Non abbiamo fatto tutto da soli però: i ragazzi della squadra All Reds Rugby, che da anni gestiscono il centro sociale, ormai diventato un importante polo sportivo per tutto il quartiere e non solo, ci hanno dato una mano; senza di loro, che quel campetto l’hanno visto crescere, non avremmo saputo da dove cominciare.

 

– Qualcuno sa dov’è il giallo?

– A me servirebbe il bianco!

– Qui è finito lo scotch!

© Foto di Roberta Ungaro

Non possiamo distrarci un attimo, stiamo andando come fulmini e alle 12:00 le linee sono pronte, manca solo da rifinire i bordi delle varie aree colorate. Siamo come in una catena di montaggio: chi mette lo scotch, chi dipinge appena è stato fissato, chi lo toglie, chi da fuori controlla che non ci siano macchie da ricoprire. Ogni tanto dei ragazzi passano davanti al campo e si fermano incuriositi. Per noi è una grande soddisfazione.

 

 

Alle 15:00 Greg ci dà il fatidico annuncio. Abbiamo finito! Non ci sembra vero. Guardiamo il campo da fuori… Siamo stati davvero noi? È come se ci sentissimo finalmente parte di qualcosa di davvero grande e importante, qualcosa di necessario ed utile. Ci immaginiamo tra cinque anni a tornare in via della Vasca Navale e pensare: «Quello è il nostro campetto!».

 

Dopo una bella chiacchierata davanti ad un pezzo di pizza ed un caffè, lasciamo Acrobax per dirigerci poco più in là, verso l’Istituto Cine tv Roberto Rossellini, dove daremo una mano allo street artist Paolo Colasanti in arte Gojo, nella preparazione della facciata d’ingresso della scuola, interamente dedicata all’arte cinematografica.

© Foto di Max Intrisano

© Foto di Max Intrisano

Entrando dal cancello che si affaccia sulla stessa via del campetto, passiamo in mezzo alle due opere realizzate dal Collettivo ‘900 sui due muri interni del cortile. Ci fermiamo a guardarle: da una parte il volto della fantastica Ingrid Bergman, realizzato da Elia Novecento, e dall’altra il tributo di Leonardo Crudi al film del maestro Rossellini “L’uomo della croce”. Quasi litighiamo confrontandoci su quale sia l’opera migliore, ma la verità è che sono entrambe molto belle.

 

 

Raggiungiamo Gojo e ci mettiamo all’opera.

Siamo tutti stanchi ma soddisfatti del lavoro, e i pantaloni di ognuno dicono esattamente la stessa cosa: ogni macchia ha come una storia a sé, chi l’ha fatta cadere per sbaglio, chi invece di proposito, chi cerca da giorni di levarla, chi fa in modo di sporcarsi di più.

© Foto di Roberta Ungaro

 

Alle 18:00 la base per il muro è conclusa e possiamo andare a casa, ma prima facciamo il punto sul da farsi nei pochi giorni rimasti.

– Mi raccomando raga, domani puntuali alle 10:00 qui al muro! – ci dice Clara, che dall’inizio del progetto si è presa la briga di coordinare l’intera attività.

Nelle giornate di sabato e domenica ci ritroveremo a lavorare nuovamente al muro insieme a Gojo, ad altri street artists come Waurky e Lola Poleggi, e agli studenti dell’Istituto Rossellini, che a gruppi hanno realizzato anche loro delle opere a tema cinema, mentre da lunedì torneremo a farci guidare da Greg per la realizzazione di un’altra opera, simile a Tiber Courtyards, su un secondo campetto da basket pochi metri più distante, quello dell’Istituto Murialdo Albano.

© Foto di Max Intrisano

Passano i giorni, arrivo a casa stremata ma soprattutto triste, perché è tutto finito. Fosse dipeso da me l’avrei fatta durare come minimo il doppio quest’avventura. Mi preparo una cena al volo mentre racconto alla mia coinquilina l’intero evolversi del progetto, cerco di farle arrivare tutta la soddisfazione che provo pensando al risultato ottenuto, ma non ci riesco, sono troppo emozionata. Vorrei parlargliene per ore ma è troppo tardi, mi infilo sotto le coperte e spengo la luce. Nel buio ripenso alla giornata, al campo, ai colori, ai miei compagni d’avventura, a come sarà quel posto tra qualche anno. Mi addormento con la sensazione di aver dato un contributo, per quanto piccolo, al futuro di questa città.

Posso solo sperare non finisca qui, che ci siano in futuro altre esperienze simili a questa… Ma ho buoni motivi per poter dire fin da ora che siamo solo all’inizio, e che ne vedremo delle belle!

 

Ambra Innocenti