#YOUNGBOARD – Dominio Pubblico sbircia dentro Fondamenta: Percorso 1 con Giorgio Barberio Corsetti

Zona rossa. I teatri sono ancora chiusi, ma il Teatro Argentina apre le sue porte a venti giovani artisti… più un’intrusa, cioè la sottoscritta.

Il 22 marzo ha avuto inizio il nuovo progetto di formazione del Teatro di Roma Fondamenta, dedicato a professionisti/e della scena, e grazie al progetto #Youngboard Dominio Pubblico ha fin da subito incaricato alcuni di noi di assistere ai diversi percorsi previsti dal progetto. In questi primi tre giorni si parte con il primo, condotto da Giorgio Barberio Corsetti, affiancato dagli attori Michelangelo Dalisi e Sara Putignano.


Io e i ragazzi selezionati aspettiamo davanti al teatro che aprano le porte per rifugiarci nel caldo della platea e per conoscere Corsetti. Intanto ne approfittiamo per fare due chiacchiere: parliamo delle nostre esperienze pregresse e di cosa ci ha portato lì. Alcuni ragazzi stanno ancora frequentando l’accademia, altri sono neodiplomati, altri ancora sono attori formati: è un gruppo variegato di esperienze.

Mancano dieci minuti all’inizio della lezione quando ci fanno entrare. Faccio passare prima gli altri: voglio godermi questo momento. Sono passati due anni da quando sono entrata all’Argentina per l’ultima volta, e l’emozione si fa sentire. Mi guardo attorno e vedo che non sono l’unica a non rimanere indifferente, nessuno parla. Le chiacchiere di pochi attimi fa, quando eravamo ancora all’aperto, fluttuano ora nell’aria e ci avvolgono mentre nessuno si azzarda ad aprire bocca, non perché non sappia cosa dire, ma perché non c’è bisogno di dire niente. Il teatro parla già da solo.

Prendiamo ognuno il proprio posto in platea. Io mi siedo più vicina possibile al palco pronta a osservare. Alcuni ragazzi che già si conoscevano si sistemano vicini e sottovoce parlano e scherzano tra di loro, altri si preparano alla lezione facendo un po’ di stretching, altri ancora ripassano la poesia che hanno deciso di portare. Il tutto avvolto da una coltre di profondissimo silenzio; mentre preparo il blocco per gli appunti ascolto l’atmosfera che si è creata. Non c’è ansia, ma massima eccitazione e concentrazione.

Finalmente entrano Corsetti e i suoi assistenti, si sistemano in prima fila e invitano gli attori a salire sul palco. La lezione comincia con un discorso introduttivo sull’attitudine che dovrebbe assumere un attore in scena e come lo spazio ed il suono circostanti dovrebbero essere individuati come parte del corpo, e non come un’entità ad esso estranea. Io prendo appunti. Mi sento come una guardona convinta di non essere vista da tutti gli altri.

Dopo quattro ore di lezione arriva la pausa pranzo, ed io ne approfitto per parlare con alcune ragazze che incontro davanti al bar accanto al teatro. Mi raccontano l’emozione che hanno provato a recitare davanti al regista e quanto si sentono fortunate. Alcune di loro hanno scelto una poesia difficile da memorizzare proprio per cercare di alzare l’asticella. La mia invidia sale ai massimi livelli, ma sono ben contenta di starle ad ascoltare: fa sempre piacere scoprire di non essere sola a provare una passione sfrenata per qualcosa.

Finisce la pausa e bisogna tornare dentro, la seconda parte della giornata è guidata da Michelangelo Dalisi.

Questa seconda parte di lezione, come sarà quella del giorno dopo con Sara Putignano, è particolarmente interessante. Si nota come diversi metodi recitativi possano portare ad un unico risultato, quello che conta. La cosa più giusta da fare in queste occasioni, almeno per me, è cercare di memorizzare più cose possibili. Ci sarà tempo per rifletterci, per adesso memorizziamo.

Anche se guardo le lezioni da fuori capisco molte cose e non mi distraggo un attimo. La voglia di salire sul palco cerca di avere la meglio ma riesco miracolosamente a tenerla a bada. Non riesco però a fare a meno di muovermi sulla poltrona: magari vedendomi avranno pensato mi trovassi scomoda, in realtà cercavo di cimentarmi anch’io negli esercizi che gli altri stavano provando sul palco.

L’ultimo giorno arriva in un lampo, e viene interamente dedicato alla lettura delle poesie che i ragazzi hanno preparato. In questi giorni Corsetti ha voluto sottolineare come avere una memoria solida e una conoscenza del testo approfondita sia essenziale, infatti dopo aver fatto recitare i ragazzi una prima volta ha analizzato le loro poesie verso per verso, per poi fargliele interpretare nuovamente.

Le poesie sono tante ma il pomeriggio passa velocemente, e nell’ultima mezz’ora i ragazzi prendono a “giocare” con un po’ d’improvvisazione, servendosi degli stessi versi poco fa declamati. Per la prima volta in questi tre giorni si girano finalmente verso la platea, e noto subito un cambiamento nella qualità del loro stare sul palco rispetto a prima: abbandono le mie vesti da guardona e indosso subito quelle da spettatrice. A un certo punto mi fanno addirittura salire sul palco! Improvvisamente faccio anche io in qualche modo parte del percorso.

Il laboratorio è finito, anche se nell’aria aleggia una certa voglia di continuare ancora per giorni. Adesso i ragazzi e Corsetti scherzano tra loro come se si conoscessero da tempo, ripercorrono i giorni passati e condividono tutti la propria impressione. Ognuno racconta un mondo diverso, ma tutti sono d’accordo sul volerlo rifare. È incredibile quanto questi tre giorni abbiano unito un gruppo così composito per esperienze ed età, penso che sia una delle tante magie che il teatro ha da offrire.

Ci fermiamo fuori a parlare mentre il teatro viene chiuso. Dopo un po’ ci salutiamo anche noi, alcuni parlano di andare a prendere una birra, per poi ricordarsi che siamo in zona rossa e intristirsi di conseguenza. “Sarà per la prossima volta” ci diciamo. Intanto salutiamo con affetto e gratitudine il signor Argentina, nella speranza di poter tornare a trovarlo molto presto. Questi teatri prima o poi dovranno pur riaprire, o no?!

Ambra Innocenti

Foto © Claudia Pajewski