Nessuno Resti Fuori «da se stesso»: a Borgo La Martella (MT) un Festival di teatro, città e persone

Articolo di Federica Ferraro e Clara Lolletti

«Cara Rosina, goditi oggi e domani che poi starai di nuovo da sola».

Con un velo già di nostalgia, Rosetta e Rosina, due signore di Borgo La Martella, frazione di Matera, scherzano mentre scambiamo con loro due chiacchiere il penultimo giorno del Festival Nessuno Resti Fuori. Festival di teatro, città, persone.

Matera è una città particolare. La sua storia ha radici lontane: abitata già nel Paleolitico, attraversata da Longobardi, Saraceni e Bizantini, distrutta nel 867 d.C. da Ludovico II, danneggiata dal terremoto dell’Irpinia del 1980, oggi nota ai più per il suo singolare centro storico che l’ha resa Patrimonio Mondiale dell’Umanità nel 1993 e Capitale Europea della Cultura nel 2019. 

Ed è proprio in un diverso quartiere di questa città che ogni anno si svolge il Festival Nessuno Resti Fuori, che dal 17 al 25 luglio 2021 ha fatto tappa a Borgo La Martella, quartiere simbolo dell’abbandono dei Sassi avvenuto nel 1952. Giunto alla sesta edizione, il festival, organizzato da IAC – Centro di Arti Integrate, ha deciso di abitare questo luogo “periferico” e silenzioso in seguito alla “Chiamata alla città” del 2020, consultazione pubblica in cui si è chiesto agli stessi cittadini dove ospitare gli eventi. 

Rosetta e Rosina hanno seguito quasi tutta la programmazione che, da come ci raccontano, è stata una ventata d’aria fresca in un borgo non abituato ad ospitare questo viavai di persone. Come loro, altri abitanti confessano di essere felici dell’inaspettato flusso di persone che ha investito il quartiere durante la settimana. 

È difficile abitare un luogo in punta di piedi e in maniera gentile, senza turbare gli equilibri esistenti, cercando di integrarsi con la comunità locale ma anche di aprirsi all’esterno, non lasciando fuori nessuno. Andrea Santantonio e Nadia Casamassima, fondatori di IAC, si sono sempre posti questo come obiettivo, ed è stato sorprendente assistere al processo e cogliere i frutti del loro lavoro.

Abbiamo la netta percezione di tutto questo fin da quando arriviamo, venerdì 23 luglio, all’inizio dell’ultimo weekend del festival. Sul prato di fronte alla Parrocchia San Vincenzo De’ Paoli, un gruppo di ragazzi e ragazze seduti in cerchio stanno organizzando la festa conclusiva di domenica che celebrerà la  «fine della sesta edizione e l’inizio della settima», come precisa più volte Andrea. Giorgio Degasperi, che dall’inizio del festival ha condotto il laboratorio di teatro comunitario e rituale Cittadin@ si rinasce!!, parla della festa come di una scogliera dalla quale ognuno deve e può scegliere da che altezza tuffarsi, e in che modo e in che misura essere coinvolto. Nonostante il nostro arrivo a laboratorio già iniziato, viene data anche a noi la possibilità di tuffarci, di sperimentare, di far parte del gruppo.

Il festival infatti non è solo una vetrina di spettacoli e di eventi, ma, grazie ai laboratori aperti a tutta la popolazione che durante l’intera settimana abitano il quartiere e i suoi diversi spazi, diventa un’occasione di condivisione e incontro tra il quartiere, la città e il fuori.

Lanfranco “Moder” Vicari, nel laboratorio Scrittura e composizione di brani rap e urban, guida i giovani nella composizione di tracce inedite che sono poi state ascoltate nel concerto di giovedì 22; il Teatro delle Albe porta la sua non-scuola a La Martella e bambini e adolescenti hanno modo di avvicinarsi a Dante in una modalità diversa dalla tipica lezione frontale scolastica, dando vita ad uno spettacolo collettivo sulla Divina Commedia a metà via tra il rap e la poesia; i temi dell’accessibilità e della disabilità – ancora troppo invisibili all’interno del mondo dello spettacolo – vengono trattati insieme a Al.Di.Qua Artists nel laboratorio Ovunque siamo è al di qua. Diana Anselmo, che fa parte di quest’associazione, nell’incontro European Beyond Access sottolinea che l’accessibilità è un concetto che dovrebbe essere valido sia per chi sta davanti al palco – il pubblico – sia per chi sta dietro – i registi, i direttori, gli operatori – sia per chi sta sopra – gli artisti; le estemporanee Visioni da La Martella, che ogni sera accompagnano gli spettacoli, sono frutto di un percorso laboratoriale di ricerca e di narrazione che IAC ha portato avanti insieme ad alcuni cittadini del borgo nei mesi tra maggio e luglio.

Attraversare un territorio vuol dire anche e soprattutto questo, non rimanere indifferenti alle storie e alle persone ma coinvolgerle all’interno di un processo di narrazione comune. 

Nessuno è restato fuori, davvero.

Non sono restati fuori i ragazzi e le ragazze che conoscono e seguono IAC da tempo, che come volontari, o meglio, «cittadini e cittadine di Nessuno Resti Fuori», hanno dato una mano importante nella gestione degli eventi e nella realizzazione del festival. 

Non è restata fuori la giovane direzione artistica partecipata, novità di questa sesta edizione, che ha scelto uno spettacolo all’interno della programmazione, L’Avvocato di Matteotti di Alessandro Blasioli, selezionandolo dal dossier Generazione Risonanze 2020 di Risonanze Network, rete nazionale volta al sostegno e alla tutela degli artisti Under 30 di cui IAC e Dominio Pubblico fanno parte.

Non sono restati fuori gli abitanti del quartiere, di ogni età, che hanno partecipato attivamente a ogni iniziativa proposta, accettando, per una settimana, lo sconvolgimento del tempo quotidiano e la presenza di voci e volti nuovi nei luoghi a loro familiari.

Non sono restati fuori nemmeno gli abitanti del centro di Matera come il signor Raffaele e la signora Maria che hanno preso parte a quasi tutti gli eventi   che vedono il festival come una costante culturale attorno cui gravitare. 

Barbara Scarciolla, che da poco collabora con IAC e ha coordinato le attività del gruppo di volontari, crede che, anche se è difficile, «se il seme viene piantato, il fiore può nascere anche in un altro quartiere, e lì essere raccolto». 

Anche se gli spazi cambiano ogni anno, il centro del festival restano sempre e comunque le persone e le relazioni che tra queste si creano. La necessità di includere includere davvero le zone periferiche trova una sua realizzazione nel lavoro dello IAC. Il titolo del festival, Nessuno Resti Fuori, parla chiaro e si fa manifesto della forse utopica, ma anche no volontà di coinvolgere tutti «facendo in modo che ognuno possa trovare il proprio spazio». “Nessuno Resti Fuori” è un imperativo, un grido che le tante voci che Andrea e Nadia, con il supporto di Joseph, Sonia e tanti altri, sanno sapientemente accordare sotto la loro guida, lanciandolo alla città di Matera e non solo. 

Nessuno deve rimanere fuori in primis «da se stesso» – ci dice Anna che ha preso parte al laboratorio condotto da Giorgio Degasperi – perché spesso ci estraniamo, quando invece dovremmo prima guardarci dentro per poi andare fuori e scoprire ciò che c’è intorno. 

Ma nessuno resti fuori nemmeno «dalla propria comunità di amici, di conoscenti; nessuno resti fuori dalla cultura e dai paesaggi che ci circondano perché possiamo anche stare uno schifo dentro, ma il mondo rimane bello fuori» –  ci tiene a precisare Peppe, che abita proprio a Borgo La Martella e che ha trovato nel festival un’occasione di espressione partecipando al laboratorio di scrittura rap condotto da Moder.

Il grido di Nessuno Resti Fuori è arrivato anche a noi. Estranee alla Basilicata, a Matera, a La Martella e a IAC, abbiamo trovato in questi luoghi e in queste persone una comunità eterogenea pronta ad accoglierci e condurci dentro. Anche noi, come tutti loro, ci siamo arrampicate su una scogliera e, infine, abbiamo trovato il coraggio di buttarci. 

Foto © Roberta Ungaro