Il povero Darwin inconsolabile di Lucia Calamaro

Articolo di Flavia De Muro e Matteo Polimanti

Dopo la pausa natalizia e l’arrivo del nuovo anno, lo scorso venerdì 21 gennaio al Teatro India ci aspettava il quinto appuntamento del nostro abbonamento #NOpresent presso il Teatro di Roma: Darwin inconsolabile – Un pezzo per anime in pena, scritto e diretto da Lucia Calamaro. Per tutti noi, o quasi, era la prima volta che assistevamo a uno spettacolo di una delle drammaturghe più autorevoli della scena italiana. Ci confrontiamo, prima di entrare, su quanti conoscessero le sue opere, ed ecco che chi aveva già letto alcuni suoi testi provava a darne un’idea a chi ne era ancora digiuno, lasciando crescere la curiosità per questa prima volta.

Finalmente siamo in Sala B, le luci si spengono e a poco a poco la platea viene avvolta dal silenzio. Entrano in scena Riccardo Goretti, Gioia Salvatori, Simona Senzacqua, Maria Grazia Sughi nei panni di Riccardo, Gioia, Simona e Maria: tre figli in balìa della propria madre, una madre in balìa dei propri figli.

Illustrazione di Giulia macrì

A inizio spettacolo la famiglia si ritrova in un misterioso supermercato dove neanche loro sanno esattamente cosa voler comprare, cosa è necessario e cosa invece non lo è, e cominciano a bisticciare recriminandosi a vicenda i propri difetti e le proprie insicurezze fino alla via di casa.

Da lì in avanti assistiamo a una serie di scoppiettanti e divertenti lotte intestine, dove a poco a poco tutti noi cominciamo a capire meglio il perché di quel titolo che prima di sederci in platea ci aveva un po’ lasciati nel mistero: il povero Darwin è sempre più inconsolabile perché l’essere umano sembra non saper fare a meno di farsi del male da solo, oltre che danneggiare l’ecosistema in cui vive, immaginandosi soltanto nella sua cieca individualità. Dove andremo a finire? Domanda ormai abusata dai più. Anche il Darwin di Lucia Calamaro sembra chiederselo.

 

 

 

Ancora scombussolati dai concetti di tanatosi, interspecie e molte altre teorie sull’evoluzionismo, e dopo aver scoperto che secondo un misterioso manoscritto di Darwin, ritrovato chissà come dal personaggio di Simona, l’elefante è il prossimo stadio (involutivo e evolutivo?) dopo l’uomo, a fine spettacolo abbiamo l’occasione di parlare con gli attori, restando in sala e invitando tutti gli altri spettatori a rimanere.

 

L’improvvisazione aveva fatto parte della performance, ma non pensavamo facesse parte anche dell’incontro. Giocavano tra di loro anche mentre parlavano con noi: Riccardo Goretti ha fatto mea culpa per aver bevuto da una bottiglietta di plastica mentre si parlava di progresso evolutivo, e Gioia Salvatori ci ha ricordato che forse non è il caso di darci pensiero per gli elefanti o chi per loro – tanto il salto di specie, purtroppo per i non umani, non è poi così vicino.

 

 

 

Abbiamo riflettuto insieme su quanto si possa parlare di responsabilità collettiva in una società che tende a essere sempre più individualista, e dove fin troppe volte ci dimentichiamo di fare tutti parte, volenti o nolenti, della stessa comunità. Forse, come ci ha suggerito Maria Grazia Sughi, poco prima incolpata dalla figlia Gioia per i suoi “eccessi sessantottini”, ha più senso prendere in considerazione le singole responsabilità individuali, perché spesso si crede che una sola persona da sola non possa fare più di tanto e invece a volte una piccola azione quotidiana e rivoluzionaria può precorrere a grandi imprese. Del resto, non si può parlare o ragionare in termini di responsabilità collettiva se in molti facciamo fatica ad assumerci le nostre colpe nei confronti dell’ambiente e delle persone con cui condividiamo la nostra esistenza.

Quest’incontro non ci ha dato risposte, così come lo spettacolo; ma a fine serata abbiamo capito che era proprio questo l’obiettivo della Calamaro e degli attori. Sia in scena che durante la nostra chiacchierata abbiamo assistito a scene di vita quotidiana: discussioni al supermercato, gelosie, desideri, ricerca di attenzioni. Non era uno spettacolo volto a risolvere i problemi del mondo, né tantomeno era uno spettacolo su Darwin. Non si è parlato di scienza, né si è cercato di incolpare qualcuno nello specifico: si mostra la realtà, sempre con una buona dose di ironia.

Ce ne torniamo a casa con ancora in mente i diversi sproloqui evoluzionisti e le mille teorie tirate in ballo. Evidentemente la colpa è di tutti, e quindi di nessuno. Povero Darwin… 

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Darwin inconsolabile (un pezzo per anime in pena)
scritto e diretto da Lucia Calamaro
con Riccardo Goretti, Gioia Salvatori, Simona Senzacqua, Maria Grazia Sughi
assistente alla regia Paola Atzeni
Produzione Sardegna Teatro, Teatro di Roma – Teatro Nazionale e CSS Teatro stabile di innovazione del FVG, con il sostegno di Spoleto Festival dei Due Mondi