Catarina e la bellezza di . . . dubitare!

Articolo di Flavia De Muro

Ci avviciniamo alla fine del nostro abbonamento #NOpresent con uno spettacolo straniero, in scena per soli quattro giorni e dal titolo emblematico: Catarina e a beleza de matar fascistas. Chi è Tiago Rodrigues e perché stiamo per andare a vedere uno spettacolo in portoghese? 

Chi non lo conosceva ancora non sa che ad attenderlo è uno dei drammaturghi più importanti d’Europa, a cui buona della nostra classe politica avrebbe voluto censurare lo spettacolo. Prima di vederlo in scena però assistiamo, il pomeriggio di martedì 12 al Teatro Argentina,  al Talk con il regista, moderato dal critico Andrea Pogosgnich e con la presenza di Giorgio Barberio Corsetti in veste di traduttore dal portoghese all’italiano.

 

L’atmosfera è ardente, il pubblico scalpita pur di dire la propria sul fascismo. Esiste ancora? Siamo legittimitati a far del male ad un fascista? Tra chi lo percepisce come un fenomeno ormai concluso e chi crede non si sia mai esaurito sembra instaurarsi una lotta. Noi, desiderosi di capire in quale epoca stiamo realmente vivendo, alimentiamo il dibattito con domande, curiosità e perplessità. Ora che gli animi sono accesi, siamo pronti per la visione. Ma perché dovrebbe suscitarci interesse uno spettacolo che parla del fascismo e della politica in Portogallo? 

 

 

Forse perché tutti i fascismi sono uguali e lo stesso Tiago Rodrigues, drammaturgo e regista dello spettacolo, ha costruito il suo fascista-in-scena ascoltando i discorsi dei più noti esponenti politici di oggi – e nessuno di questi è portoghese. L’approccio a questo tema può essere per una generazione quael è la nostra a volte fuorviante, ripetitivo. Ma quando la scena ci riporta non in un passato lontano, ma in un futuro vicino, non possiamo che sentirci chiamati in causa. 

 

Se il teatro, almeno in questo caso, imita la vita, allora il pubblico si sente in potere di imitare il teatro e di intervenire con fischi e urla al lungo e intimidatorio discorso del politico fascista. Il pubblico è impazzito! Cerchiamo, destabilizzati, lo sguardo degli altri per capire se si tratti o meno di un’ulteriore messa in scena. Siamo confusi. Nessuno sa darsi una spiegazione alla reazione inconsueta e destabilizzante del pubblico in rivolta. Volendo cercare una spiegazione alla nostra reazione di sorpresa e quella furiosa del pubblico, forse dobbiamo ricercarla nella storia. Da troppo tempo ci siamo limitati a sopportare silenziosamente discorsi e azioni che ritenevamo ingiusti e questa reazione – proveniente soprattutto dal pubblico adulto – ci ha ricordato che siamo presenti e che le nostre scelte, anche riguardo alla nostra formazione da spettatori, sono politiche. 

 

 

 

 

Ma prima di questa lunga scena finale abbiamo avuto modo di conoscere la famiglia di Catarina e la sua storia. Una giovane Catarina, sorella di Catarina, figlia di Catarina e Catarina e nipote, guarda caso, di Catarina, si appresta ad uccidere, come da tradizione, il suo primo fascista. Sulla sua tomba, come è già avvenuto per i precedenti fascisti, crescerà una quercia. Catarina sembra pronta per il suo rito personale quando improvvisamente le sorge un dubbio: è giusto uccidere? Come posso essere migliore di un fascista se lo uccido? Sebbene si tratti di un fascista e la sua famiglia abbia fatto in modo che lei fosse convinta della necessità di quest’azione, Catarina dubita. Il pubblico dubita. Noi dubitiamo. “Uma duvida” continua. Capiamo che sul palco non ci sono buoni e cattivi, ma persone, e Catarina dubita. Ed è qui che abbiamo trovato la chiave dello spettacolo, che ci portiamo dietro come consapevolezza acquisita: lasciamoci la possibilità di dubitare, di pensare con la nostra testa e di scegliere. Fuori dalla sala continuiamo a dubitare, ma entusiasti di esserci sentiti vivi, anche se in scena sono morti tutti. Mai come dopo questo spettacolo abbiamo capito l’importanza di interrogarsi. Catarina parla del passato, ma anche del presente e del futuro. Sembra ricordarci: siamo stati #NOpresent, ma non saremo #NOfuture.

 

E se i fascismi sono tutti uguali e lo spettacolo di Tiago Rodrigues parla a tutti, allora festeggiamo con una pianta di garofani il 25 aprile, giorno della liberazione dal fascismo sia italiano che portoghese.

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Illustrazione di Giulia Macrì

Catarina e a beleza de matar fascistas

Teatro Argentina, 11 – 14 aprile 2022
Abbonamento #NOpresent al Teatro di Roma

testo e regia Tiago Rodrigues
con António Fonseca, Beatriz Maia,Carolina Passos Sousa, Isabel Abreu, Marco Mendonça, Pedro Gil, Romeu Costa, Rui M. Silva