Uno sguardo dal ponte

Al Teatro Argentina di Roma viene portato in scena “Uno Sguardo dal Ponte” con la regia di Massimo Popolizio e la traduzione di Masolino D’Amico. L’opera teatrale venne composta nel 1949 dallo scrittore statunitense Arthur Miller ed è tratta da un fatto realmente accaduto di cronaca nera dal quale lo scrittore rimase profondamente colpito. Questo lavoro è uno sguardo sulla condizione di vita degli immigrati italiani e delle loro speranze, entro questa cornice si svolge a Brooklyn la storia della famiglia Carbone: Eddie Carbone (Massimo Popolizio) è uno scaricatore di porto sposato con Beatrice Carbone (Valentina Sperlì), insieme crescono la nipote di Eddie, Caterina (Gaja Masciale) rimasta orfana. Tuttavia la quotidianità familiare verrà interrotta dall’arrivo di due cugini della moglie dalla Sicilia, Rodolfo (Lorenzo Grilli) e Marco (Raffaele Esposito), in cerca di fortuna in America e che verranno ospitati in casa loro. Presto tra Caterina, ormai divenuta una giovane donna, e Rodolfo nascerà un reciproco affetto che allarmerà fortemente Eddie, il quale invaghitosi della ragazza verrà sempre più prostrato da questa insana passione. 

Lorenzo Pavolini e Massimo Popolizio durante l’incontro tra lo Young Board -di Dominio Pubblico e del Teatro di Roma- e la compagnia dello spettacolo “Uno sguardo dal ponte”.

La rappresentazione si sviluppa in un unico atto nel quale già dall’ inizio lo spettatore viene a conoscenza della morte di Eddie – un elemento che ricorda la fatalità del Destino propria della Tragedia Greca. Gli avvenimenti successivi non sono altro che una serie di flashback narrati da Alfieri (Michele Nani), avvocato e confidente di Eddie Carbone. Il regista unisce spettacolo teatrale e linguaggio cinematografico attraverso la costruzione della scenografia: si avvicendano luoghi diversi – la casa, la strada, il porto, la metropolitana – a cui corrispondono altrettanti differenti suoni, musiche e illuminazioni. Si tratta quindi di una scenografia poliedrica che cambia in base alle varie esigenze narrative. L’interpretazione è stata rielaborata in chiave grottesca: l’intonazione vocale, i gesti e movimenti vengono accentuati. Tuttavia tale caricatura espressiva accresce la drammaticità delle azioni, perciò lo spettatore oltre a sentire istintivamente un forte disagio per quell’interesse incestuoso non riesce a non provare anche e soprattutto pietà e compassione di fronte a tanta Umanità.

 

Lorenzo Pavolini e la compagnia dello spettacolo “Uno sguardo dal ponte”.

Eddie Carbone non accetta che Caterina si possa allontanare da lui e per questo è infastidito da Rodolfo, lo vede solo come uno scansafatiche e lo ridicolizza soprannominandolo “canarino” per via dei suoi capelli biondi e le aspirazioni canore. Con la stessa caparbietà visionaria di Don Chisciotte lo attacca più volte, lo accusa di essere omosessuale ed interessato al matrimonio solo per ottenere la cittadinanza americana, riuscendo persino a far nascere il sospetto nel pubblico. Cerca disperatamente un appiglio legale dal suo avvocato affiche possa impedire l’unione tra i giovani innamorati, ma come affermerà Alfieri stesso: “la legge non può fermare i sentimenti.”. Eddie, ormai sfinito e non riuscendo a vedere alternative, chiamerà la polizia denunciando la presenza di due immigrati clandestini in casa sua. Quest’ultimo atto accenderà la furia di Marco, venuto in America per trovare un lavoro e mantenere così la sua famiglia rimasta in Sicilia, il quale cercherà vendetta in uno scontro in cui Eddie perderà la vita. Sono proprio le speranze degli immigrati siciliani di Brooklyn, che rivolgono il loro sguardo verso la città di Manhattan al di là del Ponte, che sognano e mitizzano un futuro migliore a chiarire il titolo dell’Opera.  

“Uno Sguardo dal Ponte”  è un dramma di gelosia e non d’amore, d’impatto ed emozionante che, come ogni Classico riesce ad andare oltre il tempo, oltre le epoche costruendo un dialogo con il presente e gli avvenimenti attuali, come appunto la differenza tra amore e possesso –  e cioè tra il rispetto e l’indipendenza e la paura e l’oggettivazione. 

Silvia Fabbri- Redazione U25 di Dominio Pubblico

 I ragazzi dello Young Board di Dominio Pubblico e del Teatro di Roma, insieme ai ragazzi dello Youth Council dell’Ambasciata Americana.