Diario di Lina

Diario di Lina

“Diario di Lina” ha debuttato all’Argot Studio il 23 novembre 2023, ed è l’ultima creazione del gruppo TeatrodiLina. Gruppo e non compagnia proprio per via della difficile definizione del loro sodalizio artistico – come ha spiegato il regista e drammaturgo Francesco Lagi durante l’incontro con il pubblico.

Un gruppo che si scompone, ricompone e trasforma da una quindicina di anni e che trova i suoi elementi fondanti nelle persone che ne fanno parte, nelle loro esperienze e nel tentativo di condividere una pratica e un’idea di teatro. Un gruppo che individua negli spazi piccoli, raccolti, familiari, la sua collocazione principale. 

L’Argot Studio sembra la casa perfetta per ospitarli: già dall’ingresso (il portone del condominio in Via Natale del Grande 27) si ha l’impressione di andare a casa di amici; non c’è palco, solo uno spazio vuoto (e una gradinata) che si riorganizza di volta in volta in base alle esigenze; non c’è separazione tra chi guarda e chi è guardato, si è tutti lì per condividere dei momenti, delle storie.

Da ciò che è emerso dall’incontro, le storie di TeatrodiLina riguardano sempre in qualche modo il gruppo, Francesco Lagi scrive a partire da loro. Di riflesso, i personaggi non esistono senza i loro interpreti, al punto che quando Mariano Pirello (Mario – citato più volte nello spettacolo) ha deciso di distaccarsi dal gruppo, gli spettacoli da lui interpretati non sono più stati portati in scena.

Ma “Diario di Lina” non è solamente una storia che li riguarda, nasce dalla vita del gruppo: è uno spettacolo che percorrendo all’indietro i loro ricordi, cerca di decifrare la condizione presente dei tre attori in scena (Anna Bellato, Francesco Colella e Leonardo Maddalena).

La trama è semplice: i tre attori si sono ritrovati dopo un periodo di lontananza – come ciclicamente avviene a questo gruppo – per la scomparsa di Lina, la cagnetta di Anna Bellato e Francesco Lagi che li ha accompagnati durante le prove di ogni spettacolo. Tentano di preparare uno spettacolo, di provare, ma non riescono a fare altro che divagare; scivolare da un discorso all’altro. Precisano insieme i loro ricordi mentre mangiano, bevono, ascoltano musica… E in modo sorprendentemente semplice, tenero e buffo riescono ad attraversare le sensazioni che nascono in loro di fronte al lutto, al lasciare e all’essere lasciati, allo stare, al loro lavoro insieme, al sogno, al futuro, ai robot, alla maternità e all’amore… Di fronte al futuro che nonostante loro arriverà come una folata di vento. 

Ci sono due cose che mi hanno colpita di TeatrodiLina – sia in questo spettacolo che nel precedente, “Meno di due”. La prima è la loro abilità nel raccontare le storie più semplici in modo mai banale, di riuscire ad andare sempre oltre la circostanza descritta, seminando qua e là possibilità di riflessione sul mondo contemporaneo. La seconda è la capacità di mantenere  alti l’attenzione e l’interesse degli spettatori pur in assenza di forti passioni o colpi di scena. Viaggiano in costante equilibrio – o in costante tensione – tra comicità e malinconia: non si ride a crepapelle, non si freme, non si ha paura, ne ci si strugge. Si sorride e ci si commuove.

Marta Celli