La locandiera

Ph. Gianluca Pantaleo

La locandiera

Molti testi pre-goldoniani si vantavano di aver trattato la figura femminile (più che altro il rapporto tra donne e uomini) in modo avanguardistico e progressista; pochi, tuttavia, hanno pensato al personaggio femminile come vera protagonista. Può essere il caso de La Locandiera di Goldoni? La letteratura teatrale parla da sé, ma per averne una conferma ancora più attuale e soprattutto fisica abbiamo assistito alla versione di Antonio Latella in scena al Teatro Argentina dal 17 al 28 aprile 2024. 

Sul palcoscenico gli attori Marta Cortellazzo Wiel, Ludovico Fededegni, Giovanni Franzoni, Francesco Manetti, Gabriele Pestilli, Marta Pizzigallo, Valentino Villa e, infine, Sonia Bergamasco, nei panni di una moderna Mirandolina.  

Latella ha scelto di realizzare una messa in scena minimalista: una cucina semplice e aperta, dalla quale provengono odori di minestrone, un tavolo, della biancheria e pochi altri oggetti.. Siamo ben dentro una locanda, collocabile in qualsiasi epoca e quindi capace di rendere una certa atemporalità. Veramente contemporanei invece sono i costumi degli attori: le donne indossano  camicie, tacchi, vestiti aderenti; gli uomini in tuta, cappelli a visiera, pur mantenendo un linguaggio aderente al testo dell’epoca, in un mix eclettico quanto loro stessi. 

La Locandiera, infatti, è innanzitutto una commedia, nota e studiata dalla maggior parte degli studenti italiani – se non tutti. Mirandolina, la cosiddetta locandiera, è una donna nota per incantare tutti, senza eccezione; in particolare il Marchese di Forlipopoli e il Conte d’Albafiorita. Il primo rappresenta la nobiltà decadente, e le promette di servirla con il suo potere e la  sua protezione. Mentre il secondo, provenendo dalla borghesia arricchita dell’epoca, vanta le sue ricchezze e il proprio denaro, acquistando per lei tutto ciò che sia comprabile. Solo il Cavaliere di Ripafratta, un personaggio altamente misogino, sembra resisterle; Mirandolina si impegna allora con tutta la sua arte a conquistarlo. Tese alla conquista degli uomini e del loro favore sono anche le altre due figure femminili, Dejanira e Ortensia, “dame finte” che cercano anche loro di guadagnarsi i favori dei due uomini. Insomma, tutti si vogliono, tutti si affrontano, ma qualcuno si ama davvero?

Ph. Flavia De Muro

Goldini prende in gioco i suoi personaggi, rovesciando il discorso: invece di esaltare le loro rispettive fonti di potere (denaro, forza) ci fa capire che sono la loro più grande debolezza, oltre che… amare le donne. Sta, come Latella, dalla parte di Mirandolina: ridiamo tutti insieme a lei dei modi ridicoli dei tre personaggi maschili, mentre sottolinea quanto la locandiera è, di contro, una donna divertente, liberata, che cerca solo di difendere il suo pezzo di pane; una donna che tiene alla sua libertà e che usa la sua astuzia e il suo fascino per badare a se stessa. Tuttavia, possono essere queste qualità degne di lode, che nobilitano la figura femminile? Sembra difficile non cadere nel male gaze, nel cliché della donna piena di vizi che aspira a poco, tranne che piacere agli uomini. E anche la messa in scena evidenzia il gioco di seduzione in atto: si sentono gli odori della cucina, le intonazioni delle voci (addirittura un orgasmo simulato), il lampeggiamento delle luci sui volti e sui corpi dei personaggi; i sensi sono più che mai stimolati.  

Questa pièce rimane attuale, perché si confronta con  l’individualismo, il quale  ci spinge ad entrare in conflitto con gli altri. Si ride di coloro che si sentono minacciati da tutti, e che brandiscono i loro privilegi come armi. Allora, al di là dell’aver scelto una donna come protagonista, non si potrebbe  forse dire che questo testo è rivoluzionario per via, soprattutto, della sua critica all’ego maschile?

Ph. Flavia De Muro

Nessuno vince: né il cavaliere, né il marchese o il conte; nemmeno Mirandolina. Alla fine la locandiera sceglie il suo domestico, Fabrizio (che, tra l’altro, non la vuole più), come aveva desiderato suo padre in punto di morte Le scelte della sua vita sono dovute soprattutto all’eredità del padre, il quale trasmette alla figlia la gestione della locanda e la scelta del futuro marito.

Ma la modernità di questo testo non si potrebbe riscontrare, oltre che  nella critica degli uomini potenti, nel dare voce a personaggi appartenenti a una classe sociale più bassa (Mirandolina, Fabrizio, Dejanira e Ortensia)? Coloro che non possono accontentarsi del loro “capitale sociale” , del loro potere o ricchezza. Sono i più degni, perché non hanno paura di opporsi, di dare la loro opinione, di  sgomitare. A volte i personaggi più umili sono i più efficaci, i più autentici. Non è da dimenticare che La Locandiera fu una delle prime pièce senza maschere, e che quindi permetteva una maggiore espressività. Credo che Latella ne abbia colto l’importanza storica e al contempo attuale. 

Sara Hannana, 17/04/2024