AUDIZIONE

Sei disposto a venderti, a privarti della tua dignità, ad essere cattivo verso il prossimo solamente per soldi?
Una gara, una sfida, una contesa. È ciò a cui partecipano i due giovani protagonisti di Audizione, uno spettacolo con la regia di Francesco Toto, andato in scena nella quinta giornata del festival Dominio Pubblico, all’interno degli spazi del Teatro India di Roma.

La sfida si accende fin da principio. Il ritmo lanciato dall’uomo che sta mettendo l’uno contro l’altro i due giovani, è incalzante. Ciò che colpisce e che capiamo è che sia una gara che premierà colui che sarà più cattivo verso il prossimo, colui che non si creerà scrupoli in nessuna situazione. Sono due individui malati, che per i propri trascorsi hanno perso la propria vita, oramai non hanno nulla da perdere. È una situazione dolorosa, che colma lo spettatore emotivamente, lo colpisce fin nelle membra. L’incapacità di uno dei due di non comprendere che ci siano esseri umani desiderosi di trascorrere qualche ora con una persona sconosciuta e sieropositiva, semplicemente per un istante di piacere, che brevemente scompare via. È una gara sessuale quindi quella a cui due stanno partecipando.

La recitazione fredda, che lascia pochi spazi all’emozione, ma che allunga lo stato di tensione, in uno stato di stress a cui lo spettatore viene sottoposto. La paura, il timore di essere i prossimi a subire tale situazione.

Come uscirne? Le prove a cui il caporale li sottopone diventano sempre più stressanti, finché, in un momento di libertà, il ragazzo non confessa che in realtà lui non è malato. Lo spettatore viene trascinato ora nella coscienza dei due protagonisti, della quale diventiamo compartecipi, entriamo nei ragionamenti del protagonista: una vita senza senso, un’esistenza con poche note positive, un figlio da sfamare, un futuro privo di speranza, ma ha senso rovinare la vita di qualcun altro, o quel rimorso di coscienza forse non ti divorerà per tutta la vita, sapendo che hai provocato dolore in altri.

Uno spettacolo, che nella sua semplicità, porta con sé diversi temi su cui ragionare, che colpisce lo spettatore alle viscere, anche grazie alle scelte registiche, all’utilizzo della scena e alle luci, che creano uno spazio angosciante, che non capiamo se esista veramente o se è semplicemente una proiezione mentale.

Daniele Sansone

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