Short Theatre parte 1. Cercando di entrare nel presente.

Il mio primo giorno di festival tecnicamente era già il secondo; odio essere in ritardo perché poi ho l’ansia di tutte le cose che devo recuperare, tipo capire gli orari, i compiti, riconoscere le facce, ricordare i nomi.

Questo periodo dell’anno che già non è più estate ma fa caldo e c’è ancora una luce da vacanza Roma è perfetta per stare all’aria aperta. E’ perfetta perché ha quell’atmosfera trasandata vecchia e menefreghista che fa da sfondo senza volersi prendere tutta la scena, ma è pur sempre Roma quindi è un fondale della madonna. ops.

Le luci blu della Pelanda mi fanno pensare a The Neon Demon. Vedo un sacco di scenette, momenti semiprivati, discorsi che si incrociano in mille modi diversi; adoro camminare e sentire pezzi di frasi ovunque.

Alle 10 di mattina, aspettando che inizi la masterclass di Tiago Rodrigues, incontro la mia insegnante di dizione, chiacchieriamo, lei ha il solito eyeliner azzurro e come sempre sembra un elfo o una fata. Tiago comincia a parlare della sua storia, dei suoi spettacoli, di come funziona il teatro in Portogallo. Parla per tre ore buone e vorrei continuare ad ascoltarlo per altre tre ore, anzi, vorrei andare in Portogallo, entrare nel teatro nazionale, sedermi in platea e guardarlo mentre lavora. Ogni tanto sento nella testa tipo mantra ‘Antònio. Cleòpatra.’ Che poi il portoghese è una lingua fichissima e a Lisbona il cibo costa poco e la gente è gentile.

Dal terzo giorno i miei occhi e il mio cervello cominciano ad abituarsi a riconoscere alcuni nuclei: ho già incontrato quasi tutta la famiglia di Dominio Pubblico, adesso quando li vedo in giro li riconosco; dalla tranquillità con cui li vedo stare insieme mi sembrano proprio una famiglia, ci sono anche i parenti che si vedono solo di sfuggita (ieri sera ho visto Chiara tipo tornado con il casco in mano che voleva andare a carrozzerie not, mi ha fatto pensare alla cugina trasferita in America); mi ha stupito e fatto sorridere che si ricordassero di me dall’epoca di All In Festival, quando ci penso mi sembra una vita fa.

Il fatto che le idee si condividono, vedere i collegamenti che si creano tra le persone è una cosa che mi piace da morire. Mi immagino di vedere millemila fili che si incrociano tra tutti quanti mentre siamo a pranzo, in fila per entrare in sala, al cazzeggio serale in giro. Una volta qualcuno mi ha spiegato la teoria dei 6 gradi di separazione: parafrasando wikipedia, bastano 6 collegamenti di conoscenza per far sì che tu sia collegato a qualunque persona nel mondo, ‘conosco un tipo che conosce un tipo…’…si chiama anche teoria del mondo piccolo.

 

– Costanza

DAL 5 AL 15 SETTEMBRE 2018
SHORT THEATRE – ROMA
Provocare Realtà

Lascia un commento