Sottovuoto: quando la fragilità diventa un valore

Articolo di Cecilia Parazzoli e Matteo Polimanti

Sul palco esterno dello Spazio Rossellini – Polo Culturale Multidisciplinare della Regione Lazio, la sera di domenica 4 luglio, gli Envoy, band finalista di Lazio Sound, eseguono i loro ultimi brani.  È quasi mezzanotte, l’atmosfera è distesa e rilassata. Si aggira tra chi ascolta, e soprattutto tra i membri della direzione artistica partecipata, una timida malinconia.
Ancora pochi minuti e l’VIII edizione Sottovuoto del Festival di Dominio Pubblico – La città agli Under 25 giungerà al termine.

Siamo finalmente tornati a sentirci parte di qualcosa, tutti noi, insieme agli artisti nostri coetanei felici di aver avuto l’opportunità di esibirsi. Non sarebbe mai stato possibile senza il supporto di Tiziano Panici, direttore artistico di Dominio Pubblico, Alin Cristofori e Caterina Occulto, responsabili rispettivamente delle attività di amministrazione e comunicazione, Katia Caselli e Carmine La Battaglia, che ci hanno accolti nello Spazio Rossellini a braccia aperte in un momento di forte difficoltà, e infine di tutta la grande squadra dei tecnici, che con dedizione e pazienza si è messa al nostro servizio, fornendoci anche la concreta opportunità di imparare un mestiere tanto prezioso quanto fragile.

È  proprio uno di loro, Martin, che a fine serata ci chiama tutti a sé per un suo ultimo personale ringraziamento: «All’inizio siete stati disorganizzati e distratti come non mai, ma col passare dei giorni vi siete sempre più dati da fare, e soprattutto avete capito quali sono i ruoli da rispettare, le necessità a cui dare la priorità, la fatica da sopportare… Mi raccomando, non vi dimenticate di questa follia!».

Se c’è una cosa che questa strampalata edizione ci ha insegnato, è questa: apparteniamo a un mondo, quello della cultura e in particolare dello spettacolo dal vivo, per sua natura fragile e precario, a cui solo chi ha grande passione può avvicinarsi, e che proprio per queste sue qualità intrinseche riesce a dischiudere infinite possibilità di incontro e relazione.

L’avevamo già scritto nella nostra Lettera da una generazione Sottovuoto e una volta ancora ci teniamo a ribadirlo:« Non siamo rimasti stupiti nel ritrovare le nostre stesse insicurezze nelle proposte degli artisti. Proprio questa forte affinità ci ha colpito più di qualsiasi altra cosa e ci ha fatto sentire connessi, parte di qualcosa di più grande. Di fatto, è proprio nei momenti di crisi che la creatività cresce e si espande, lasciando scoprire nuovi modi e nuovi mondi.». 

La seconda parte del Festival: da giovedì 1 a domenica 4 luglio

Lo stesso principio, quello appena esposto, che è alla base di Crisi come opportunità (CCO), associazione culturale con la quale abbiamo avuto modo di confrontarci, nelle persone di Noemi Caputo, Emanuela Giordano, Giulia Minoli e Fabrizio Nardi, durante il Meeting di giovedì 1 luglio  Il Palcoscenico della legalità tra teatro, scuole e istituti penitenziari minorili, parlando di cultura come strumento per la diffusione della legalità contro la criminalità organizzata. Sabato e domenica 10 e 11 luglio nella città di Airola, in provincia di Benevento, si terrà la prima edizione del Festival multidisciplinare Portami Là Fuori!, organizzato proprio da CCO e pensato appositamente per i giovani detenuti dell’Istituto Penitenziario Minorile (IPM) di Airola. Dominio Pubblico non mancherà.

Dopo il Meeting ha avuto inizio la Notte del Cinema Under 25, curata dal referente Riccardo Galdenzi e da Giacomo De Angelis di La Perla Art – Monoscopio, durante la quale sono stati proiettati i cortometraggi selezionati dal Bando Z e interpellati i diversi  registi, che con le loro opere hanno fatto da specchio a quelle che sono le problematiche e le voci sopite e mutate della nostra generazione. Ad avviare e chiudere la rassegna, rispettivamente i due corti Schiavonea di Natalino Zangaro, conosciuto grazie alla collaborazione con il Festival di Airola, e Laisse Moi di Tommaso Gorani, in partenariato con Zalib e Girogirocorto Film Festival.

 

Il mondo fragile e precario in cui ci ritroviamo spesso costringe gli artisti, e in particolare gli attori, a scendere a compromessi, accettando il rischio di svalutare la propria arte. Questa la principale tematica affrontata dallo spettacolo, selezionato dal dossier Generazione Risonanze 2020, Un onesto e parziale discorso sopra i massimi sistemi di e con Pietro Angelini, che venerdì 2 luglio ha dato l’avvio alla seconda parte di programmazione dal vivo del Festival. Una messinscena con la quale Angelini ha proposto una riflessione sullo status del giovane attore contemporaneo, costantemente diviso tra la necessità di sopravvivere all’interno del sistema teatrale nazionale e quella di portare avanti la propria ricerca artistica. 

I-FAKE – Cromo Collettivo artistico

Una condizione in un certo senso analoga a quella che viviamo tutti i giorni: nel mondo digitalizzato e globalizzato, pur di stare al passo coi tempi spesso corriamo il pericolo di perdere la nostra identità di persone. È quel che accade ai protagonisti di I-FAKE (Cromo Collettivo artistico), due social bot ormai anziani che si avventurano nel dark-web nel disperato tentativo di sfuggire al proprio destino: l’aggiornamento, dunque la morte. La serata di venerdì è proseguita con Fra tutti, tu di e con Giacomo Andrea Faroldi, che con simpatia e tenerezza ha condiviso con i propri spettatori uno dei ricordi d’infanzia a lui più cari: il primo amore. 

 

Nicola Borghesi e Gabriele Lavia

La giornata di sabato 3 è invece cominciata con un grande evento: il secondo MATCH  confronto-spettacolo tra “lo sfidante” Nicola Borghesi e il “campione in carica” Gabriele Lavia. Un progetto di Gli Scarti / Teatro degli Impavidi, con la moderazione sul palco di Graziano Graziani. Si è trattato di uno scontro più che agguerrito, soprattutto grazie a Borghesi, regista e direttore della compagnia Kepler 452, che fin da subito ha cercato, con una certa dose di furbizia e simpatia, di provocare il maestro Lavia. Come era avvenuto lo scorso sabato 26 giugno per il MATCH fra Claudia Marsicano e Francesca Benedetti, anche questa volta si è trattato per tutti di una grande occasione di apprendimento e riflessione su alcune delle questioni maggiormente sentite nel dibattito teatrale contemporaneo, quali il rapporto fra i classici e le nuove drammaturgie, la maggiore o minore accessibilità a ruoli di potere nel settore teatrale, i ruoli e le responsabilità dello stesso.

 

La civiltà è un’altra cosa – Daniele Lorenzetto

Molte delle istanze emerse durante MATCH si sono poi ripresentate nella parte successiva della serata, con i due spettacoli La civiltà è un’altra cosa di Daniele Lorenzetto e Eroicamente Scivolato, per la regia di Omar Giorgio Makhloufi con in scena Filippo Capparella.

 

 

 

 

Eroicamente scivolato – Filippo Capparella

Le due messinscene hanno saputo aprire uno squarcio di verità nella realtà attuale: il primo portando una testimonianza diretta di una situazione di degrado e razzismo a Padova, e facendone dono agli spettatori come dichiarazione d’affetto nei confronti della città stessa; il secondo invece reimmaginando le mitiche vicende di Elpenore, storico compagno di Ulisse a cui Omero dedica soltanto cinque versi, come alternativa contemporanea alla figura stereotipata dell’eroe classico.

 

 

Ancora una volta è stata la riflessione sulla fragilità umana il filo conduttore di questi giorni: la fragilità, ad esempio, di chi compie un viaggio disperato alla ricerca di migliori prospettive di vita, contrapposta a quella della nostra società incapace di affrontare il fenomeno delle migrazioni nel Mediterraneo con rispetto della dignità del singolo. Questo l’argomento trattato domenica pomeriggio da Valentina Brinis, presidente di BePop!, associazione impegnata per i diritti umani e civili, e Francesca Loupakis, in rappresentanza dell’ONG Open Arms, durante il meeting a loro dedicato. Il lavoro che entrambe le realtà conducono in costante sinergia merita di essere conosciuto da quante più persone possibili, per promuovere e incentivare percorsi di sensibilizzazione sul lavoro umanitario legato ai fenomeni migratori. Molti gli interrogativi che nell’incontro ci siamo posti, riguardo tanto il nostro grado di conoscenza del suddetto fenomeno quanto l’ipotesi di poter nel nostro piccolo contribuire alla causa.

 

Con questa forte presa di coscienza è cominciata l’ultima giornata del Festival. Con la performance Ero Chiara Chiara Alonzo ha voluto raccontare la propria frustrazione legata alla perdita della relazione con lo zio, affetto da dipendenza da eroina. Mettendosi a nudo davanti al pubblico l’artista ha rivelato una delle sue più grandi debolezze, cercando attraverso l’esibizione di affrontarla e combatterla.

 

Amelia – Collettivo Macula

In seguito il Collettivo Macula, formato da Edoardo Sgambato e Priscilla Pizziol, ha creato nello spazio all’esterno una dimensione onirico-poetica. Attraverso una scenografia sui generis e i corpi dei due ballerini, lo spettacolo Amelia ha saputo dar vita a una situazione di forte intimità collettiva. Non sono stati da meno Lorenzo Di Rocco e Jennifer Lavinia Rosati, il cui spettacolo Entanglement Studio 2 è stato selezionato in collaborazione con Premio Twain_DirezioniAltre di Tuscania: in scena due corpi magneticamente attratti si separano per poi reincontrarsi senza soluzione di continuità.

 

 

Ultimo spettacolo del Festival è stato La Foresta, nato dall’incontro fra le due compagnie ORTIKA  e I Pesci e anch’esso selezionato dal dossier di Generazione Risonanze 2020. Alice Conti e Fiorenzo Madonna si ritrovano improvvisamente sperduti in una foresta metafisica, dove la ricerca della dose perfetta e definitiva si trasforma nella ricerca di sé stessi.

 

Ellynora

La musica ha continuato ad animare ciascuna delle nostre serate. I Santamarya, band del viterbese a metà via fra cantautorato italiano e pop moderno, insieme ad Ellynora, cantante pop che con il suo brano Zingara ha smosso il pubblico facendolo ballare  a suon di ratatata, hanno ravvivato la serata di venerdì 2, entrambi finalisti di Lazio Sound, competizione musicale promossa dalle Politiche Giovanili della Regione Lazio. Ancora Lazio Sound nella serata finale di domenica 4, con sul palco Claire Audrin e i già citati Envoy, molto entusiasti di aver avuto la possibilità di potersi esibire dal vivo dopo più di un anno.

 

 

Chris Laraffe

Anche per Chris Laraffe e la sua band tornare a suonare davanti a un pubblico in carne ed ossa, la sera di sabato 3, è stato liberatorio. Per il musicista, già selezionato nell’edizione dell’anno scorso, tornare ancora una volta al nostro Festival è stato come tornare a casa, accolto da una comunità che, pur cambiando ogni anno, rimane sempre la stessa.

 

 

 

 

L’VIII edizione Sottovuoto del Festival è consistita dunque in un’assunzione di consapevolezza: senza gli sforzi e la fatica da tutti spesa per la realizzazione dell’evento, non sarebbe stato possibile raggiungere gli obiettivi prefissati. Ci auguriamo di tenere vivo il contatto e la relazione con gli artisti incontrati, nella speranza che il nostro Festival abbia costituito, e continui a farlo, un’importante occasione di avvio delle loro carriere artistiche, fragili e per questo preziose. Con le parole di Martin nel cuore, persevereremo nel portare avanti la nostra piccola grande missione, e non ci dimenticheremo di questa follia!

Ph © Roberta Ungaro, Alex D’Alascio e Giacomo De Angelis_La Perla Art – Monoscopio