Short Theatre: come un festival produce saperi

In questo periodo in cui mi stavo chiedendo quali fossero gli impatti dei festival sul territorio sia dal punto di vista culturale, sia da quello educativo ed ambientale, il #DPinTour mi ha fatto conoscere più approfonditamente un festival romano, Short  Theatre, che ha in parte risposto al mio quesito.

Vibrant matter. Questo è il  motto della diciassettesima edizione del festival curato da  Piersandra Di Matteo, che riprende il titolo dal lavoro della filosofa Jane Bennet collocata nel filone del new materialism. Come lei cerca di porre l’attenzione al riconoscimento politico di tutto quanto non è partecipe del mondo e perciò non-umano, l’intenzione ben riuscita del festival è quella di voler far entrare lo spettatore in un vortice, di provare a guardare la Materia e i corpi umani sbilanciandosi oltre l’idea della centralità dell’umano prestabilita. La Materia vibrante e vibratile è presente in ogni spettacolo, in ogni incontro, in ogni presentazione. Durante il Festival questa materia non fa che mutare e arricchirsi grazie a tuttǝ ǝ presenti, grazie alla comunità che si crea giorno dopo giorno; una comunità che non vive solo gli spettacoli, ma anche tante attività in cui è costretta a confrontarsi, anche banalmente durante il djset serale.

Il palinsesto di Short Theatre quest’anno è stato esteso a gran parte del territorio romano rendendolo più accessibile a tuttǝ ǝ cittadinǝ, un festival di chi abita i luoghi e di chi li attraversa, un festival pronto ad incontrare non solo persone già interessante, ma anche chi è distante. Come è stato possibile? Piersandra Di Matteo e la sua équipe  hanno optato per un dialogo aperto con attivistǝ, artistǝ, artistǝ-attivistǝ e artistǝ con disabilità prontǝ a collaborare per non escludere, per dare valore e una direzione chiara alla progettualità, accessibilità e fattibilità del festival.

All’inizio del festival con parte della squadra di Dominio Pubblico abbiamo avuto la possibilità di intervistare Piersandra Di Matteo che ci ha ricordato come i festival siano delle entità pensanti, o meglio degli organismi.

 

“Il festival non è soltanto il palinsesto degli spettacoli, o la programmazione,  non è soltanto la presenza degli artisti ma è lo spazio tra gli artisti, è il pubblico che arriva tra i luoghi intercapedine come i bar, gli spazi della convivialità. Il festival sta nello spazio trasformativo che si genera tra una cosa e l’altra, o meglio tra una materia e l’altra, e soprattutto il modo in cui il festival si struttura, nei linguaggi che usa, il modo che ha di convocare certe tematiche attraverso i lavori artistici attiva un pensiero.

Può attivare delle modalità trasformative di come ci pensiamo, di come ci pensiamo insieme agli altri, e poi, esiste un modo più tecnico di farlo che è quello della comunicazione educativa attraverso tavole rotonde, talk con artiste, artisti, filosofi, attivisti, collegando universi teorici molto diversi. È in questo modo che si produce sapere.”

Piersandra Di Matteo

Intervista della Redazione U25 alla Direttrice artistica Piersandra Di Matteo, Short Theatre 2022

Intervista della Redazione U25 alla Direttrice artistica Piersandra Di Matteo, Short Theatre 2022

Questa è un’esperienza che ho vissuto realmente nei giorni di festival, in particolare il giorno della visione di Manifesto Transpofàgico di Renata Carvalho.

Lei, attrice trans brasiliana, utilizza la sua storia, e fatti storici inerenti, in un lavoro drammaturgico (o riprendendo uno dei neologismi da lei proposti travaturgico) in cui il suo corpo diventa manifesto. Il gioco delle luci di scena tra ritagli e contropiani cerca di nascondere nella prima parte il volto della Carvalho, mettendo in risalto il suo corpo. La sua presenza è accompagnata da videoproiezioni che ricordano la conquista delle travesti in Brasile e la successiva repressione attraverso violenze estreme.

A questo punto lo spettacolo si interrompe continuando con un dialogo formativo tra lei ed il pubblico, un talk in cui lei cerca di capire quanto ǝ spettatorǝ siano informatǝ, aiutandolǝ ad approfondire ed educarlǝ al giusto linguaggio.

Uno spettacolo di questo tipo ti spinge a riflettere, a cercare un luogo e delle persone con cui parlarne ed è proprio questo che è avvenuto una volta uscitǝ dal teatro. Il desiderio di parlarne, di confrontarsi, ci ha portato a vivere un momento di convivialità insieme, scandito anche dai ritmi del dj set.

Ricordando una riflessione di Clemente Tafuri[1] un festival riesce a conservare la sua natura di festa se il suo rapporto con il territorio altera lo stato delle cose e si presenta come un’extraquotidianità che favorisce il passaggio di una conoscenza.

I festival sono infatti uno strumento per costruire un pensiero critico e per aprire nuovi orizzonti e Short Theatre ha pienamente risposto a questa richiesta lasciando un impatto culturale ed educativo sul territorio in una prospettiva queer e transfemminista.

Riprendendo il dialogo tra Ilenia CaleoAntonia Anna Ferrante nella presentazione al WEGIL del suo libro Cosa può un compost. Fare con le ecologie femministe e queer, bisogna cercare di stare obliquamente, trasversalmente nella materia, cercando di pensare diversamente ai confini del sé.

Chiara Ferlito – Squadra Senza Titolo 2022

 

[1] Donatini E, Guccini G. (a cura di). La funzione culturale dei festival, Cue Press, Imola, 2019