giugno 8, 2022

PASSEPARTOUT: SPAZI DIGITALI

 

dal 24 al 26 giugno | h 18:00 – 20:00 e 23:00 – 00:00

Foyer Sala Oceano – Teatro India

Ideazione e curatela del progetto: Riccardo Galdenzi
Supervisione del progetto: Andrea Giansanti
In collaborazione con: Istituto Pantheon Design & Technology
Video di presentazione realizzato da: Lillo Briguglio, Giuseppe Di Taranto, Giovanni Mulas, Leonardo Marziali e Nicolas Schiuma.

Passepartout è una parola francese composta formata dai lemmi passe (“passare”) e partout (“ovunque”). Può essere una chiave per aprire tutte le porte. Può figuratamente indicare un modo per risolvere problemi o ottenere ciò che desideri. Passepartout: Spazi Digitali è una mostra che vuole frapporsi tra il concetto di contenitore e contenuto, premettendo che arte e tecnologia sono due discipline che possono legarsi tra loro aprendo infiniti possibili scenari. In occasione del Festival “Senza Titolo” la programmazione si condisce di un metodo inedito per interpretare l’Arte dove il reale sconfina nel virtuale.

Il pubblico sarà dunque invitato ad indossare dei visori di realtà virtuale Oculus Quest 2 e osservare da vicino le opere di svariati artisti digitali under 25, tra cui: Luca Bellagamba, Rosario Bova (in arte Ratogheton), Dorotea Castro, Daniel De FranceschiDario De Marco e Carlo Marzullo.

Lo spazio espositivo virtuale è stato realizzato da Marco Beghi, Chiara Detomaso, Ivan Garcia e Valeria Lucatelli, studenti dell’Istituto Pantheon Design&Technology di Roma (partner ufficiale del progetto). Ci sarà poi uno spazio dedicato alla video arte con il progetto Collettivo Mondo Uovo di Chiara Anzolin, Stefano Gatti e Linda Mazzolini, vincitori del “BANDO #NOPRESENT” di Dominio Pubblico.
A completare la selezione di artisti in tutte le serate del Festival Amirhossein Yaghoobi ci delizierà con un live painting digitale. Grazie ad uno schermo posto al suo fianco, sarà possibile osservare in tempo reale tutte le “pennellate” che l’artista darà in una sorta di limbo virtuale. Al termine di ogni esibizione il pubblico potrà, sempre tramite visore, “abitare” le opere realizzate e diventare un tutt’uno con esse. 

Collettivo Mondo Uovo

Chiara Anzolin, Stefano Gatti e Linda Mazzolini (7’) – Valdagno, Martinsicuro, Casarsa della Delizia
Selezione “BANDO #NOPRESENT” U25
Genere: Videoarte


Progetto di: Anzolin Chiara, Gatti Stefano, Mazzolini Linda. Soundtrack: Jack Tulo.  

La riproduzione come una danza che porta alla vita: una serie di micro-movimenti, tra loro coordinati e perfetti, che assicurano la sopravvivenza della specie degli esseri viventi che popolano il mondo. La bellezza e la potenza della natura si manifesta, nella sua fase di incubazione, con una carica fortemente poetica e astratta. Tuttavia, al contrario di quello che ci hanno voluto far credere finora, la natura, o meglio, quella che noi chiamiamo “vita”, è tutt’altro che invincibile; nonostante la sua capacità di resistere e di adattarsi, ci stiamo rendendo conto, soprattutto negli ultimi 30 anni, che il nostro impatto sulla Terra può essere catastrofico e letale. I ritmi naturali biologici della natura sono stati, nel corso della storia e per mezzo di quello che noi umani chiamiamo “progresso”, modificati e alterati. Lo scioglimento dei ghiacci, il riscaldamento globale, migliaia di specie in via di estinzione, confermano che siamo arrivati a un punto di non ritorno. Nonostante questa consapevolezza, l’essere umano è comunque restio ad affrontare questa realtà e a ripensare ad un modo di vivere più sostenibile per il pianeta Terra. L’illusione che ci porta ad adulare il “progresso” come unica soluzione per vivere meglio in questo pianeta è ancora ben radicata nella nostra società: se ci voltiamo indietro, però, ci rendiamo conto di come quel tanto adorato progresso si faccia scherno delle eticità e il più delle volte si riveli autodistruttivo. Arrivati a questo punto, è importante chiedersi: quanto siamo disposti ad alterare/modificare la natura per adattarla al nostro stile di vita? Quanto siamo disposti ad accantonare il nostro aspetto più etico e morale per quello che chiamiamo “progresso”?