Giuda-ah-ah

Largo Spartaco, sera.

Performance di vita: parcheggio la macchina dove non dovrei, saluto i salutabili, supplico un biglietto dell’ultimo minuto, do un tocco di bronzo alla faccia per  procurarmi una cuffia iper-tecnologica-arrivata-da-Milano. Dopo mille peripezie sono in sala e posso rinchiudermi nel silenzio ovattato delle suddette, gustarmi i profili scuri degli altri spettatori macchiati dai led blu. Il timer sulla scena segna 00:00. La mia preparazione è finita, adesso inizia la performance vera.

Anche Giuda però si sta preparando. Biagio Caravano, interprete della versione 2.0 di questo spettacolo di MK. Per 30 minuti si prepara per iniziare.

In cuffia si sente una voce, chissà se è quella del performer vestito di nero con le scarpe belle che dopo poco entra in scena, cammina che ti viene da dire “oh, ma allora è così che si cammina”. La voce parla di Giuda, poi tace e fino alla fine dello spettacolo non ci saranno altre parole.

“ti escludi irreversibilmente dall’ordine antico, cerchi di sistemarti nel nuovo, qualche volta rischiando di doverti arrendere, e quando finalmente riesci a reintegrare il nuovo nel vecchio, sei risorto. Ma per percorrere questa strada misterica, comune ai figli di dio, all’umanità e al singolo essere umano, prima tu devi capire che l’ordine, sistema, forma di vita, in cui fino a quel momento sei vissuto, sta per schiacciarti e devi scoprire la possibilità di creartene uno nuovo: per questo alla nascita di ogni scelta assiste Satana.” M.Brelich, L’opera del tradimento

Nel mio mondo di cuffie sento come se pubblico e performer stessero abitando due spazi diversi, e che ogni spettatore sta vivendo l’esperienza per sé.  Caravano danza, cade, beve (birra?), sputa (ma cosa sputa?) e io dondolo tra la dimensione in cui il suo corpo si muove sulla scena e un panorama sonoro che viaggia in perfetta sincronia ed è anche qualcosa in più; a volte mi giro di scatto, tante volte non riesco a distinguere i suoni veri da quelli registrati. Una colonna sonora fatta di respiri, rumori, suoni. Parte una musica e lui, nel suo silenzio, balla a tempo con noi.

Cosa succede nel momento che precede l’azione? Quando tutta l’importanza del presente è proiettata nel futuro di quello che sta per accadere. Cosa provoca al corpo la concentrazione? Quanti modi ci sono di concentrarsi?

Ma poi non si sa quale sarà questa azione. Non si sa per cosa si sta preparando quest’uomo. A dire la verità non capisco neanche sempre cosa sta facendo. In una foresta di punti interrogativi si vede sempre una qualità di energia, la tensione che anima questo corpo che è diretto in avanti, verso qualcosa che è un po’ più in là nel  futuro, che lo muove e lo avvicina alla temperatura di ebollizione.

Il timer si blocca, la performance finisce e mi trovo ad applaudire di gusto. Chissà che cosa vuol dire quello strano gesto che Caravano fa con le mani per ringraziare. Sembra che giri due manopole.

 

Maria Costanza Dolce

DAL 15 AL 29 SETTEMBRE 
ATTRAVERSAMENTI MULTIPLI 2018
 #Sconfinamenti